Ravenna, 15 luglio 2011 - PRESUNTO episodio di omofobia in una scuola superiore della provincia: una ragazza di 17 anni, lesbica, avrebbe lasciato l’istituto anche a causa di un duro scontro con una professoressa di religione, la quale avrebbe affermato che «l’omosessualità è una malattia, e i gay finiranno all’inferno».
A DIFFONDERE la notizia è stato un sito: Ravenna & Dintorni. A quanto è dato sapere, la diciassettenne racconta che l’insegnante di religione ha pronunciato le frasi incriminate in classe, dopo aver saputo dell’omosessualità della ragazza. La quale, per questo motivo, sarebbe scappata dalla classe sbattendo la porta, per poi segnalare il fatto, nei giorni successivi, alla Rete contro le discriminazioni della Regione. Infine, con un paio di mesi in anticipo, la studentessa ha lasciato la scuola.
LA DOCENTE — interpellata dallo stesso sito — smentisce di aver usato la parola «malattia», pur ammettendo di aver parlato dell’omosessualità come derivante da disturbi relazionali e di psiche, citando un libro di Luca Di Tolve, l’omosessuale ‘guarito’ di cui parla la discussa canzone di Povia Luca era gay.
L’EPISODIO è confermato dall’Arcigay di Ravenna, che però, per il momento, preferisce non intervenire sulla questione.
IERI la dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale Maria Luisa Martinez è venuta a sapere dell’episodio da noi: il preside dell’istituto non aveva quindi ritenuto necessario informare l’ufficio provinciale. Scelta che sorprende la dirigente: «In questi casi una telefonata va fatta — dice. — L’unica cosa che posso dire sulla vicenda, della quale non ero minimamente al corrente, è che bisogna sempre evitare di ferire la sensibilità dell’altro. Non perché lo dica la legge, ma perché è un principio umano e anche cristiano». Martinez, appena venuta a conoscenza di quanto sarebbe accaduto, ha contattato l’ispettore scolastico, il quale, nei prossimi giorni, potrebbe convocare il dirigente della scuola, il docente e la stessa ragazza, per chiarire quanto è accaduto, e per chiedere conto del motivo per cui i fatti non sono stati segnalati all’Ufficio scolastico provinciale.
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