Faenza, 21 gennaio 2010 - «C’è l'impossibilità a proseguire l’attività produttiva a Faenza. Pertanto la nostra decisione è quella di chiudere»: con queste parole Federico Destro, direttore generale del gruppo Golden Lady ha gelato i rappresentati dei tessili di Cgil, Cisl e Uil e l’Rsu dell’Omsa.
«Chiusura senza discussioni», avrebbe aggiunto Destro, ricordando che il 16 marzo si esaurisce la cassa integrazione ordinaria e che pertanto entro quella data occorre valutare quale percorso di ammortizzatori sociali attivare. Sindacalisti e lavoratrici hanno subito replicato che questa soluzione è «inaccettabile» e hanno fatto appello «alla responsabilità sociale del gruppo Golden Lady non solo verso i dipendenti, 320 donne e 30 uomini, ma anche nei confronti della città e del territorio».
L’incontro si è svolto ieri pomeriggio nella sede faentina di Confindustria in via della Punta. «Chiusura per crisi», ha detto Destro. Questo il piano del gruppo Golden Lady. «Inaccettabile», hanno replicato i sindacalisti, che hanno chiesto che il calo produttivo di Golden Lady sia affrontato in un confronto esteso a tutto il gruppo. Perché non è possibile che a Faenza si chiuda, mentre gli altri stabilimenti, nel mantovano e nel Centro Sud lavorino, e si sviluppi l’attività nei nuovi stabilimenti in Serbia.
I sindacalisti hanno chiesto che venga valutata la possibilità di attivare un contratto di solidarietà coinvolgendo tutti i lavoratori in Italia del gruppo Golden Lady. Ovvero che, come avviene nel gruppo Coop. Ceramica d’Imola di cui fa parte La Faenza, lavorino tutti i dipendenti ma con orario ridotto. Destro si è riservato di riflettere su questa possibilità.
Di Omsa si parla oggi anche in Parlamento, dove il ministro alle attività economiche Claudio Scajola risponderà a un’interpellanza dall’onorevole Gabriele Albonetti. Intanto questa mattina, dalle 9.30 i dipendenti Omsa si riuniscono in assemblea di fronte ai cancelli del loro stabilimento.
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