Urbino, 17 giugno 2015 - Ettore Guerrieri è lo scenografo di Der Poliziotto, la fiction televisiva che Studio Hamburg, grande produzione tedesca, sta girando in questi giorni a Urbino. A lui e ad un altro italiano come l’arredatore (set decorator) Marco Martucci spetta il delicato compito di tradurre in oggetti, dettagli, colori ed elementi scenici l’atmosfera psicologica e letteraria, voluta dal regista, Uwe Janson, ispirato dal romanzo di Uli T. Swilder.
A guardare curriculum e lunga lista di premi e riconoscimenti vinti da Guerrieri in una intensa carriera iniziata come assistente di Raimonda Gaetani sul set di Zeffirelli e sul palco di Mario Monicelli, costellata di collaborazioni internazionali tra cinema (Dante Ferretti, Enzo Monteleone), teatro (Dario Fo), televisione (John Kent Harrison, Michele Placido) e pubblicità (art director in molte réclame compreso poltone e sofà, Enel,...) gli urbinati sanno che l’immagine della città è affidata a mani e occhi esperti.
«Urbino è bellissima: la conoscevo quale meta rinascimentale, ma non c’ero mai stato di persona. Devo ammettere che è affascinante. E questo sia per ciò che splende che per ciò che nasconde».
In che senso?
«Nella ricerca di ambienti e tagli dove girare la storia ho avuto la fortuna di incontrare Michele Betti, del Gruppo speleologico urbinate, che mi ha mostrato una Urbino sotterranea inimmaginabile, capace di raccontare le stratificazioni storiche e agevolare alcune riprese a cui serviva dare del mistero».
Nelle riprese si vedrà molto Urbino?
«Sì. E questo grazie alla sensibilità del regista che nonostante stia elaborando un prodotto per la televisione, per cui si è soliti lavorare con inquadrature strette e scenografie minimaliste, non perde occasione per mostrare piazze, vicoli e scorci di una città meravigliosa. Anche per noi che facciamo parte del gruppo che lavora alle scenografie questa sua cura per il dettaglio, non comune nemmeno per una produzione italiana, è gratificante. Del resto da Roma verrà anche un grande maestro della pittura di scena come Tonino Tedesco: lavorare in queste condizioni è piacevole».
Sfrutterete anche il materiale dell’Urbino sotterranea?
«Sì perché Uwe, così come il direttore della fotografia Marcus Stotz, l’hanno trovata un’idea molto interessante. E’ una possibilità espressiva che ben si è accordata con la doppia anima del soggetto, a metà tra commedia e giallo con delitto».
Ettore Guerrieri con Uwe Janson
E’ proprio dall’ accurata ricerca delle potenzialità di Urbino – fatta nella delicata fase di scouting (sopralluoghi) realizzata da Guerrieri in compagnia di Sabine Witt già da inizio dicembre –, che sono emerse proposte utili al racconto e che di fatto dimostrano la duttilità del territorio.
Qualche esempio? Se i tedeschi seguiranno la fuga rocambolesca dell’attore che s’infila in una galleria di palazzo Gherardi per sbucare dal tombino di via Raffaello, davanti all’ex riformatorio oggi palazzo di Giustizia, potranno anche ammirare l’armonia del patrimonio artistico conservato nella Galleria Nazionale delle Marche, attraverso uno dei dipinti facenti parte la collezione «quale indizio» per arrivare al colpevole.
«Proprio così – conferma Guerrieri –. Grazie alla disponibilità di istituzioni come la soprintendenza di Urbino e l’amministrazione comunale, ma anche dei tanti urbinati che si prestano a dare il loro contributo, riusciremo a far conoscere molto di questa realtà, tutelata quale sito Unesco e generosa di stimoli estetici, così come di teatri naturali».
Quando pensa agli urbinati, Guerrieri, ha parole di stima per molte persone e tra queste il funzionario della Soprintendenza Agnese Vastano; per Catia Petrolati dell’ufficio turismo del Comune; per il giornalista Gabriele Cavalera, responsabile dell’ufficio comunicazione del Comune.
Ma il suo volto si illumina quando cita il personale del Cortegiano, rinominato nella fiction Bar Toto: «Sono persone squisite – conferma sorseggiando un buon caffé –. A noi tutti della produzione dispiace di aver creato disagi ai residenti: non è nostra intenzione, facciamo di tutto per non complicare la vita di chi ci ospita. Ma sono convinto che lasceremo un buon ricordo».
Un'intenzione che trova riscontro nei fatti, come testimoniano Daniela Ciapparone e Irene Trenta, le due studentesse della scuola di scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Urbino che stanno lavorando nello staff di Guerrieri.
«Di certo lasceremo palazzo Gherardi meglio, molto meglio di come l’abbiamo trovato – confermano –. E’ un peccato vedere così trascurato un edificio magnificamente affrescato. Dopo una profonda pulizia, affidata ad una ditta specializzata, la produzione ha sostituito vetri rotti dei grandi finestroni con pezzi nuovi che proteggeranno gli interni dalle intemperie e dagli animali». Per giorni, seguendo le esigenze di scena, le giovani, apprezzate da Guerrieri per la formazione avuta dall’Accademia, hanno stuccato e ridipinto le pareti altrimenti piene di buchi e incrostate dal degrado. «Mi chiedo perché palazzo Gherardi si sia potuto ridurre in così pessimo stato – osserva Ciapparone – vorrei che noi italiani riuscissimo di più a preservare e promuovere le nostre ricchezze».
Articolo uscito in edizione cartacea il 17 giugno, edizione di Pesaro, pagine 22 e 23