Pesaro, 7 ottobre 2013 - Non è aria per le banche. Il tribunale di Pesaro ha appena condannato Banca Popolare dell’Adriatico a restituire 200mila euro più interessi ad un cliente che nel 2007 aveva sottoscritto un contratto di negoziazione di titoli.
In altre parole, il cliente Adriano C. aveva dato mandato alla banca di acquistare titoli, in particolare quelli emessi dalla 'Lehman Brothers'. fallita esattamente l’anno dopo. Ritrovandosi con una montagna di carta straccia in mano dopo averla pagata 200 mila euro, il cliente della banca si è rivolto all’avvocato Rosaria Cipolletta Fabbri e a Monica Maria Napolitano per impugnare il contratto e chiedere la restituzione del denaro investito nei titoli spazzatura.
E i legali, studiando il contratto intercorso tra il cliente e la Popolare dell’Adriatico, si sono accorti che non c’era la firma del funzionario di banca. In pratica, il contratto era stato firmato solo dal cliente. E questo vizio di forma ha reso nullo il contratto con la condanna alla restituzione dei 200mila euro. La banca, attraverso gli avvocati Iodice e Vele, ha ribattuto spiegando che la "produzione in giudizio di una scrittura privata ad opera della parte che non l’abbia sottoscritta costituisce equipollente della mancata sottoscrizione contestuale e perfeziona il contratto in esso contenuto".
Il che è vero, ma fino ad un certo punto. Il giudice Vincenzo Pio Baldi ha precisato che tale effetto è valido fino a quando il "... consenso dell’altra parte debba considerarsi revocato, anche implicitamente". In questo caso, "... la proposizione della domanda giudiziale del cliente nei confronti della banca, equivale a revoca del consenso, pertanto il contratto non può ritenersi sussistente e dunque sono nulli gli acquisti di titoli Lehman Brothers". La banca, oltre a risarcire l’investimento, deve pagare anche le spese legali.
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