Pesaro, 15 febbraio 2013 - QUASI tre ore in tribunale, a parlare di evasori fiscali e delle parcelle dei commercialisti. Peggio che subire tre doppiaggi di fila da Max Biaggi. Il calendario della giustizia ha riservato un san Valentino da dimenticare per Valentino Rossi, già evasore fiscale pentito (patteggiò), ieri invece teste decisivo in due storie che lo vedevano protagonista, diretto o meno, davanti ai giudici. Storia numero uno: Vale, piumino militare, jeans, Nike e capellino di lana celeste, viene sentito per mezz’ora come testimone sulla vicenda che vede imputato per evasione fiscale il suo ex manager (e un tempo molto altro, poi hanno litigato) Luigino detto Gibo Badioli: 55 anni, ex venditore di sedie, nato a Cattolica, ma residente per anni a Gabicce. La Finanza gli ha calcolato un imponibile di circa 10 milioni di euro, di cui 7 reinvestiti in Italia tramite numerose società fiduciarie, immobiliari e non, dietro le quali secondo l’accusa Luigino celava il suo nome.
La Finanza, e il pm Valeria Cigliola, sostengono che Badioli la stragrande maggioranza di quei guadagni, tra il 2001 e il 2006, li ha fatti in Italia, che i contratti per le sponsorizzazioni di Valentino li firmava in Italia, anche se a un certo punto, nel 2000, estingue la sua partita Iva come team manager di Vale e sposta la residenza a Londra, proprio insieme al campione di Tavullia. Ma le tasse, su quei 10 milioni, Badioli non le ha mai pagate.
Vale risponde al giudice: «I contratti con Gibo? Facevamo tutto a voce: la regola era che lui prendesse il 20% dei miei guadagni, io mi tenevo l’80... I contatti diretti con le società li teneva lui. Nella nostra casa di Londra c’era posto anche per un suo ufficio e la sua segretaria, Elena». Ma Badioli come veniva pagato? «Non lo so, io personalmente non gli davo nulla». «Il circolino di Casteldimezzo lo conosco — risponde ancora Vale — ero un cliente del ristorante. Mi avevano detto anche che la villa sopra era di Badioli, e che lui aveva una barca al porto.... Sì, in quegli anni avevamo molti soldi, sia io che Gibo ce la godevamo». Vero: Badioli aveva uno yacht da 1 milione e 70 mila euro, oltre ad alcune auto fuoriserie immatricolate in Italia. Altri tempi.
STORIA numero due. Vale e la guerra con suoi due ex commercialisti, studio Mainardi-Tasini. Gli hanno chiesto una parcella da 1,8 milioni, per averlo assistito durante l’adesione milionaria col fisco, conclusasi nel 2009. Lui pensava di risolvere il tutto con un milione. Ieri il giudice del tribunale civile lo ha interrogato per due ore, davanti ai suoi legali, sottoponendolo a ben 140 domande proposte dalla controparte (Iotti-Pardi). Lui se l’è cavata bene, concedendosi anche le battute. «Per certe consulenze che ho dato, quando trattavamo con l’Agenzia delle entrate, una parcella dovreste darmela anche a me...». Poi la sua parte avrebbe proposto una cifra — 700mila euro — su cui accordarsi, ma gli altri legali non si sono pronunciati. Poi Vale è scappato via, stremato. Scusa Vale, alle politiche per chi voterai? «Non lo so, mi sa che in quei giorni sono in Malesia...».
di Alessandro Mazzanti
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