Pesaro, 18 gennaio 2013 - DOPO ANNI passati a smentire l’intenzione, nei giorni scorsi l’amministratore delegato di Marche Multiservizi Mauro Tiviroli ha rispolverato l’ipotesi del termovalorizzatore per bruciare i rifiuti pesaresi non differenziati o post-differenziati. L’idea, come prevedibile, ha scatenato un’infinità di reazioni, non solo tra ambientalisti e comitati che da sempre contestano questa soluzione. «E’ una proposta che non risolve il problema, ma lo aggrava— attacca Enzo Frulla, presidente di Legambiente—. Un eventuale impianto d’incenerimento (è scorretto chiamarlo termovalorizzatore perché l’energia recuperata è molto inferiore a quella posseduta dai materiali bruciati) oltre a creare irreversibili danni ambientali ed alla salute documentati da innumerevoli studi medici, produce circa il 30% di residui solidi che devono finire in discarica. Legambiente è invece favorevole a impianti a biomasse ove utilizzare legno vergine (potature, imballaggi, paglia e altro), per produrre energia e calore a beneficio anche di grandi utenze concentrate in comparti come ipermercati, impianti sportivi, ecc. ed alla realizzazione di impianti per la trasformazione delle sostanze organiche con produzione di biogas, energia e calore».
ALTRETTANTO duro l’affondo di Lupus in fabula: «E’ da quando ha messo piede in provincia che Hera accarezza l’idea di costruire un inceneritore come in Romagna— afferma il vice presidente Claudio Orazi—. La legge quadro regionale però, ancora impedisce questa soluzione, ma Tiviroli non si perde d’animo e si rivolge agli amministratori perché consentano anche nelle Marche di bruciare i rifiuti. Ma i rifiuti prodotti in provincia, al netto della differenziata (in previsione circa 70000 t.), non sarebbero sufficienti a giustificare l’investimento e così Pesaro potrebbe diventare la pattumiera della regione. Senza contare che l’incenerimento non elimina il ricorso alla discarica. Anzi ne servirà una per rifiuti speciali, per contenere ceneri e scorie. Di fronte a questi scenari— conclude la Lupus— e consapevoli che si può raggiungere una raccolta differenziata ben oltre l’80% che rende economicamente svantaggioso l’incenerimento, riteniamo molto difficile che gli auspici di Tiviroli possano realizzarsi». Anche i grillini contestano l’idea, tanto che poco fa hanno organizzato a Pesaro un convegno con il medico oncologo Patrizia Gentilini partendo proprio dalle diossine rinvenute nei polli, nelle uova e persino nel latte materno intorno all’inceneritore di Coriano.«La costruzione di inceneritori avviene solo nei paesi del terzo mondo e in Italia— afferma Mirko Ballerini di Pesaro 5 Stelle—. In Germania hanno smesso e negli Usa sono proprio interdetti, sostituendoli con il trattamento biomeccanico o la raccolta differenziata spinta».
A METTERE una pietra sopra l’idea di Tiviroli è però lo stesso sindaco Luca Ceriscioli. «E’ impossibile realizzarlo. Da noi non ci sono né i presupposti giuridici né quelli pratici— afferma il primo cittadino—. E’ un’idea molto lontana da una realtà come la nostra che sta per superare il 70% di raccolta differenziata. La volontà non cambia: si va avanti con l’impianto di separazione della frazione secca, che una volta terminati gli intralci burocratici, ci consentirà ulteriori incrementi. Anzi, noi auspichiamo che anche gli altri comuni dell’entroterra raggiungano i nostri risultati».
Francesca Pedini
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