Urbino, 8 luglio 2012 - L'ALTROIERI sulle pagine del "Carlino" è apparsa una intera pagina pubblicitaria per celebrare la figura di Francesco Budassi nel centenario della morte.
Già sindaco di Urbino, parlamentare del Regno d'Italia e, soprattutto, figura storica del movimento repubblicano e della massoneria urbinate, Budassi è stato più volte oggetto di studi storici. Almerindo Duranti, maestro venerabile della loggia alla quale appartenne Budassi, la "Victor Hugo 1893" n. 1273 del Grande Oriente d'Italia di Palazzo Giustiniani, spiega il motivo di così tanto interesse.
Ma partiamo da lontano... Quando nacque la "Victor Hugo"?
«Le colonne della loggia Hugo vennero alzate all'Oriente di Urbino nel 1893, e nel periodo del suo massimo fulgore superò i 60 iscritti, un numero che anche oggi sarebbe considerato estremamente significativo».
Prima esistevano altre logge ad Urbino? Quanto ha pesato la tradizione alchemica che risaliva ai Montefeltro?
«La presenza di logge massoniche a Urbino e nei territori del Montefeltro - dice Duranti - sono già documentate nella seconda metà del '700. E' fuori di dubbio che nel Rinascimento urbinate trovarono ospitalità importanti espressioni della tradizione esoterica, alchemica e non solo. Un patrimonio culturale che è stato ed è ancora oggi un nutrimento di primaria importanza per la massoneria e per molti massoni nella loro individuale ricerca. Per quanto riguarda Urbino si pensi nel '500 alla presenza della "Confraternita dei sette dormienti" e nel '700 ad una delle prime colonie Arcadiche in Italia, la "Colonia Metaurica" dal motto: "Micat inter omnes", che hanno lasciato un humus nel quale si è nutrita la nascente Massoneria, e anche quella Urbinate».
Chi faceva parte della loggia urbinate nell'800? E nel '900?
«La presenza della Victor Hugo si estrinseca a cavallo fra la fine dell'800 e i primi 25 anni del '900 e molti dei suoi componenti hanno segnato la loro esperienza massonica in entrambi i periodi. Oltre a Budassi, posso ricordare Domenico Gasparini che fu maestro venerabile della loggia nel 1895 e fra i fondatori del Partito comunista d'Italia quando nel 1921 si determinò la scissione fra riformisti e massimalisti al congresso del Psi di Livorno».
Abbiamo capito bene, un massone urbinate tra i fondatori del Pci?
«Certo, è tutto documentato».
Andiamo avanti...
«Ricorderei il professor Agrestini (intimo amico di Oberdan) che fu direttore della scuola di farmacia dell'Ateneo urbinate per quasi 40 anni e fu probabilmente maestro venerabile della loggia nel biennio 1908-1909. Luigi Falasconi che dopo la morte del Budassi gli succede come sindaco di Urbino. Questi, tanto per citarne alcuni. Ricordo inoltre che alla cerimonia per l'innalzamento del primo "albero della Libertà" nell'attuale piazza duca Federico erano presenti massoni appartenenti a diverse e note famiglie di Urbino, che avrebbero poi presieduto in Ancona il primo Dipartimento del Metauro e tutto questo prima dell'arrivo in Italia di Napoleone Bonaparte e prima della fondazione del Grande Oriente d'Italia avvenuta nel 1805».
Quando venne fatta chiudere dai fascisti, si salvarono documenti?
«Non si è salvato quasi nulla. Quello che è stato nascosto nelle case si è poi perso nella maggior parte dei casi, col passaggio da un'erede all'altro, e con l'essere distrutti come carte insignificanti e di nessun valore "pratico". Si sono salvati invece tutti i libri matricola della Victor Hugo, miracolosamente ritrovati una decina di anni fa nei sotterranei di Palazzo Giustiniani a Roma, dove erano stato murati in una nicchia per salvarli dalla distruzione fascista, e casualmente ritrovati in occasione di lavori di ristrutturazione di una stanza».
Quale il profilo "sociale" degli antichi appartenenti alla Victor Hugo?
«Dai pie' di lista storici pervenuti fino a noi direi molto eterogeneo. Da comunissimi cittadini che tolta l'onesta quotidianità del loro vivere non hanno lasciato particolari tracce di sé, ad altri il cui impegno civile, culturale e amministrativo si è fatto sentire nella crescita e nello sviluppo della città. La figura di Francesco Budassi è sicuramente fondamentale nella vita sociale urbinate tra '8-'900».
Cosa fece in particolare per Urbino?
«Budassi fu sindaco di Urbino più di una volta (1889-'95; 1903-'12). La sua fu una amministrazione moderna e progressista. Si distinse per un severo controllo della spesa pubblica e per una graduale riduzione del disavanzo di bilancio. Occorre ricordare che nell'esercizio precedente la sua elezione, lo Stato intervenne a soccorso del comune urbinate a scongiurare l'imminente bancarotta. Inoltre Budassi si oppose alla speculazione edilizia, risanò le zone degradate, contribuì all'istituzione di una società a sostegno del locale artigianato femminile. Ebbe uno spiccato interesse per la cultura: era preside della facoltà di Giurisprudenza, fondò una scuola musicale, stabilì un rapporto di cooperazione con l'Università, si adoperò per arricchire la Galleria Nazionale. Si dedicò anche al rilancio della tradizionale economia agraria del Montefeltro».
Qual era il suo rapporto con il fratello massone Ernesto Nathan, celebre sindaco di Roma?
«Le affinità con la giunta romana di Nathan (1907-'13) sono molte. Anzi, si può affermare che l'azione del primo mandato di Budassi anticipi, pur nel microcosmo urbinate, quella di Nathan in Campidoglio. I due si conoscevano bene e si stimavano reciprocamente. La madre di Nathan, Sarah Levi, era pesarese e lui frequentò i mazziniani locali. Non è un caso che Budassi venne elevato al grado di maestro proprio quando Nathan ottenne la gran maestranza della massoneria (1896-1904). Erano gli anni in cui la componente democratica governava l'ordine massonico, e uomini come Budassi potevano dare il meglio di sé alla collettività».
s. v. r.
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