Pesaro, 22 febbraio 2012 - DON ALCEO Volteggi, lei è stato il parroco di Isola del Piano dopo don Armando e fino a pochi mesi fa. E’ sorpreso per l’accaduto?
«Sorpreso? Al contrario, io avevo avvertito tutti del pericolo che stavamo correndo, ma mi faccia prima fare una premessa doverosa».
Quale?
«Io non godo per l’arresto di un fratello, anche se ammetto che ci voleva».
Perché?
«Perché tutti in paese sapevano di don Armando. Se ne dicevano di tutti i colori, pur senza prove: sentivo parlare di sesso, di omosessualità e altro ancora. Ora qualcosa è uscito. Ma sarà tutto?»
Cosa le è accaduto dopo che è diventato parroco di Isola?
«Da quando ho preso il suo posto, è stato un inferno. Don Armando mi diceva che non avevo nessuna colpa ma che dovevo pagare per averlo sostituito. Poi sono cominciate le telefonate minatorie, gente che chiamava a casa mia dicendomi che mi avrebbero gambizzato, i danni alle auto, hanno rotto il vetro alla mia 500 e me l’hanno pure verniciata, il gatto impiccato davanti a casa».
Sapeva dell’accusa di violenza sessuale a don Armando?
«Non ne avevo le prove. Posso dire invece che accadevano cose strane: le famiglie del paese non mandavano più i bambini al catechismo. Nessuno ha mai avuto il coraggio di denunciare nulla, anche perché i genitori tendono a proteggere i loro bambini. Inoltre dalla chiesa sono spariti oggetti sacri. Un dolore: io quelle chiese le ho restaurate coi sacrifici di tanti parrocchiani, altroché. Insomma, si era creata una situazione invivibile».
Proprio per verificare il problema della pedofilia, alcuni mesi fa è arrivata una ispezione dal Vaticano: è vero?
«A questa domanda non voglio rispondere, posso solo dire che avevo avvisato anche i vertici della chiesa di alcune situazioni che non mi erano chiare. Purtroppo c’è stato molto silenzio fino ad ora e il silenzio, come si vede, non sempre aiuta. Ho vissuto una congiura del silenzio. C’è voluta la recente visita del Prefetto per fare scattare certi meccanismi».
E adesso?
«Nessun rancore, ma la giustizia faccia il suo corso. E io su certe mie vicende potrei scrivere un libro».

 

Davide Eusebi