Modena, 20 gennaio 2016 - Andrea, così lo chiameremo, è un bambino di 11 anni che fatica a parlare, a vedere, a muoversi. Secondo il tribunale di Modena in parte la sua disabilità, attestata al 100%, fu causata dalla somministrazione vaccinale esavalente (Infanrix Hexa) eseguita nel 2004, quando il piccolo aveva appena tre mesi.
Secondo i genitori, il minore, fino a quel giorno, non aveva mai accusato alcun sintomo. A dicembre 2013, dopo una lunga battaglia della famiglia, il tribunale riconobbe, in base alle perizie, il nesso di causa tra le gravi patologie di cui lo stesso bambino era affetto (cerebropatia cronica con ritardo dell’apprendimento grave, epilessia sintomatica, encefalopatia post-natale) e il vaccino, condannando il ministero della Salute al pagamento in favore del minore di 106 mila euro. Cifra ritenuta ‘vergognosa’ e irrisoria sia dal legale della famiglia, l’avvocato Francesco Terruli, sia dai coniugi modenesi per i quali, comunque, nessuna somma potrà mai restituire loro il figlio sano che avevano concepito. Non essendo stato versato il risarcimento, lo scorso 14 febbraio il TAR di Bologna ha ordinato al ministero della Salute di pagare le somme dovute entro 30 giorni dalla notifica della sentenza.
Come sta il vostro bambino?
«Sta bene, per quanto può star bene, ovviamente non paragonandolo a un bimbo sano. Se non altro è un bambino sempre allegro e gioioso». Parla la mamma dell’11enne.
A quando risale il vaccino?
«Era il 2004 e Andrea aveva tre mesi. E’ stata la prima vaccinazione. Fino a quel momento non aveva mai avuto nulla. Era energico, sano, mangiava tantissimo».
Cosa accadde quel giorno?
«Dopo essere tornati a casa il bambino fu colto da un pianto irrefrenabile. Abbiamo capito dopo che si trattava del vaccino. Continuò a stare male tanto che, a distanza di tre giorni, lo trasportammo d’urgenza al Policlinico a causa di gravi crisi respiratorie, che lo mandavano in apnea prolungata. Era il nostro secondo figlio, sapevamo cosa fosse normale e cosa no».
Prima di andare in ospedale contattaste qualche medico?
«Chiamammo il pediatra di famiglia, ci parlò di difficoltà respiratoria dovuta ad un’influenza. Eppure nostro figlio restò ricoverato per oltre un mese».
Che diagnosi fecero i medici?
«All’ospedale erano in difficoltà, non sapevano come identificare queste problematiche. Ci parlarono di epilessia ma noi, subito, sospettammo danni causati dal vaccino. Il problema è che nessuno voleva confermarcelo, nonostante facessimo presente che, fino al giorno della somministrazione, le sue condizioni erano ottime».
E negli anni seguenti cosa accadde?
«Le crisi continuarono, tanto che spesso, la notte, eravamo obbligati a chiamare il 118. Alla fine ci siamo rivolti ad uno specialista. Ci ha fatto fare ricerche approfondite, svolte privatamente, che evidenziarono particolarità strane, il sangue manifestava virus latenti. In sostanza, non aveva sviluppato alcuna reazione normale al vaccino, non rispondeva come avrebbe dovuto».
Quindi avete fatto causa.
«Sì, abbiamo atteso perché la nostra priorità era seguire lui, stargli accanto. Poi, nel 2006, abbiamo intrapreso l’iter legale».
Cosa ha provato quando il tribunale vi ha dato ragione?
«Purtroppo non possiamo provare sollievo, perché il nostro bambino, comunque, non tornerà come prima. Ci abbiamo messo anni per accettare le sue condizioni. Io ho lasciato il mio lavoro per poterlo seguire tutto il giorno; mio marito pensa a tutti e quattro».
In questi mesi i pediatri sono insorti affermando che non esistono correlazioni tra vaccini e patologie. Cosa ne pensate?
«Crediamo vi sia tanta ipocrisia e persone che negano l’evidenza. Non ci fidiamo più dei medici, quel che sappiamo è che oggi il nostro bambino ha 11 anni, non corre e non cammina come gli altri, ha un ritardo psico motorio, non parla. Eppure, riesce a sorridere; e noi con lui».
Il risarcimento deciso dal tribunale è però molto basso.
«I soldi non fanno la differenza, dopo tutti quelli che abbiamo speso in questi anni per cercare di curarlo al meglio. Speriamo che quel denaro arrivi, visti i tempi della giustizia. Sempre che la giustizia esista».