Modena, 5 aprile 2016 - «Aumentato numero di reati predatori e problemi di ordine pubblico allo stadio». Con queste motivazioni la questura di via Palatucci si è opposta, per due volte, alla richiesta di trasferimento avanzata da una agente di polizia che era in servizio nell’ufficio Prevenzione generale e soccorso pubblico e chiedeva di poter lavorare a Bari, sulla base di quanto previsto da un decreto legislativo che tutela i dipendenti pubblici con figli piccoli che stanno crescendo insieme alla madre in un altro comune.
«L’assegnazione temporanea – questa la risposta della questura – del dipendente ad altra sede si percuoterebbe negativamente sull’andamento dell’ufficio e la mancanza di unità di personale a disposizione comporterebbe un aggravio di lavoro per gli altri operatori addetti».
Dopo una battaglia legale che ha visto due ricorsi vinti al Tribunale amministrativo regionale, il poliziotto (rappresentato dall’avvocato Pietro Augusto De Nicolo) ha vinto anche di fronte al Consiglio di Stato, dove, nei giorni scorsi, è arrivata una sentenza che potrebbe far scuola per future controversie di questo tipo. Sostanzialmente l’agente ha chiesto di essere trasferito a Bari, in assegnazione temporanea, avendo un figlio di meno di due anni che vive nella città pugliese assieme alla moglie, addetta allo smistamento della posta. Essendoci un posto vacante proprio a Bari, il poliziotto ha fatto riferimento al decreto legge 151/2011, rientrando, la sua vicenda, in quanto prevede lo stesso.
Ma la questura, come detto per due volte, ha risposto ‘no’. Legando la decisione anche alla situazione della sicurezza in città. Testuali parole: «Aumento di reati predatori, che desta un allarme senza precedenti nella cittadinanza».
Dopo la seconda vittoria davanti al Tar del poliziotto, si è costituito direttamente il ministero dell’Interno, che ha portato la sentenza davanti al Consiglio di Stato. Da Roma arriva ora un nuovo responso favorevole all’agente, dove si sottolinea che il no alla richiesta di una assegnazione temporanea deve essere motivata, deve essere, per legge, retta da ragioni eccezionali di deroga alle esigenze di unità familiare di rilievo costituzionale.
In parole povere, nemmeno il riconoscimento del fatto che i reati predatori (furti e rapine) in città sono aumentati, ciò viene riportato nero su bianco direttamente dalla questura, può motivare il no.
«La necessità di prevenire i reati predatori in aumento – scrivono i magistrati del Consiglio si Stato – , senza specificazione della loro vastità o gravità, o quelle di garantire l’ordine pubblico durante le manifestazioni sportive sono ordinariamente fronteggiate dai settori operativi delle questure in ogni centro urbano di grande o media dimensione, sicché tali ragioni non sono validamente opponibili al richiedente ove manchi nel caso di specie, da parte del ministero, la dimostrazione della loro eccezionale rilevanza o per l’incremento straordinario dei servizi operativi atti a soddisfare dette necessità».
Il poliziotto, nel mentre, è già stato trasferito a Bari con un provvedimento provvisorio (che era stato preso in attesa del pronunciamento del Consiglio di Stato). La vicenda, indubbiamente, rende nero su bianco un contributo importante nell’annoso dibattito che si è acceso in città, soprattutto a livello politico: l’insicurezza è solo una percezione dei cittadini oppure qualcosa di molto più reale?