"Pugni in faccia per un rimprovero". Portiere dell’hotel Estense pestato a sangue

Aggressione notturna, prognosi di 30 giorni di Francesco Vecchi

Modena: Antonio Massimo Aiezza, portiere dell’Hotel Estense (FotoFiocchi)

Modena: Antonio Massimo Aiezza, portiere dell’Hotel Estense (FotoFiocchi)

Modena, 5 luglio 2014 - Pestato a sangue, senza un motivo preciso se non quello di aver fatto il suo lavoro. Preso a pugni in faccia e alla nuca quasi per noia, viene da pensare. Almeno otto colpi assestati «con una violenza assurda, che avrebbe potuto portare conseguenze ben peggiori». Poi «mi hanno lasciato lì davanti all’hotel. Non si sono nemmeno preoccupati delle mie condizioni».

Una notte di vera follia quella vissuta dall’addetto alla reception dell’Hotel Estense di via Berengario, Antonio Massimo Aiezza, 34 anni. Un’aggressione per futili motivi in pieno centro storico, alle due e mezza del mattino, tra giovedì e ieri.

Trenta giorni di prognosi con una frattura scomposta al volto e alcuni punti di sutura all’arcata sopraccigliare. Una decina d’ore passata in ospedale, in attesa che una visita specialistica maxillo facciale escluda o meno l’intervento chirurgico. Sono passate le due di notte quando Aiezza sente delle urla provenire dalla strada. «Vedo — racconta — quattro persone. Due ragazze e due ragazzi. Tra i 20 e 25 anni al massimo. Italiani».

Molto probabilmente ubriachi, stanno facendo delle capriole in mezzo alla strada, urlando, racconterà la vittima alla volante intervenuta sul posto subito dopo l’accaduto. Il portiere dell’Estense tiene d’occhio la situazione dal bancone ed è costretto a intervenire da lì a pochi minuti. I quattro si dirigono infatti verso la vetrata all’ingresso principale dell’hotel, ovviamente chiuso a quell’ora. Senza una logica, cominciano a prenderla a pugni e calci, col rischio di mandarla in frantumi.

A quel punto Aiezza non può fare altro: esce, rimprovera i quattro che sembrano allontanarsi dopo averlo preso a male parole. Le due ragazze di dirigono verso il Novi Park, sulla sinistra, i due, invece, nella direzione opposta. Apparentemente, perché non appena il 34enne fa per rietrare in hotel, uno dei due lo aggredisce alle spalle. «Mi è arrivato un pugno fortissimo alla nuca. Da dietro. Poi altri, sette o otto. Con una violenza inaudita e incontenibile. A ripetizione. Mi chiedo che cosa sarebbe successo se avessero avuto tra le mani un oggetto contundente. Non so se a picchiarmi in questo modo siano stati entrambi o solamente uno».

Quando il pestaggio è concluso, il portiere si trova chinato davanti all’ingresso, ha una maschera di sangue sul volto. Il referto emesso ieri mattina dal Policlinico, che certifica i 30 giorni di prognosi, parla di trauma dell’orbita destra con frattura del pavimento orbitario e ferita lacero contusa del sopracciglio, oltre che a un dito. Il portiere a quel punto rientra e sveglia il proprietario dell’Hotel Estense, Franco Tonelli, che aiuta il ragazzo a calmarsi in attesa dell’arrivo dei soccorsi. Sul posto interviene un’ambulanza del 118, poco dopo, come detto, una volante della polizia.

«Non ci sono spiegazioni per una cosa del genere — commenta Tonelli —. Assurdo». Il 34enne viene portato in ospedale, da dove, dopo una tac e svariati esami, decide di uscire sotto la propria responsabilità. Come detto, solo una volta che il volto si sarà sgonfiato e la vittima dell’aggressione affronterà una visita specifica, i medici decideranno se intervenire o meno per rimediare alla frattura. Gli aggressori subito dopo il pestaggio si sono allontanati come se nulla fosse, dileguandosi per le vie del centro.

Le telecamere interne dell’hotel non sono riuscite a riprenderli, c’è soltanto un fotogramma che non sarà utile a risalire ai responsabili. C’è da dire, però, che nella zona di viale Berengario e nelle strade immediatamente vicine, gli occhi elettronici non mancano. Quindi, in questo caso, potrebbero essere stati ripresi. Le indagini sono in mano alla polizia. «Faccio questo lavoro da una decina d’anni — racconta Aiezza —. Lavoro spesso di notte, qui in hotel. Mai mi era capitata una cosa del genere. Passare da un rimprovero a tutto questo non ha spiegazione. Non c’è».

Francesco Vecchi