Modena, 21 ottobre 2016 - Sullo smartphone è apparsa la notifica di WhatsApp. Ma quando la chat di gruppo della scuola si è illuminata, al posto di confidenze e timori per i compiti in classe, è apparsa la sua immagine. In quell’istante il mondo intero le è crollato addosso. Tra smile ‘pungenti’ e commenti pesanti come macigni non c’era soltanto il suo volto, ma il frame immortalava un momento intimo con l’ex fidanzato, il sesso orale nella camera da letto. Al centro della vicenda, – che ricorda per l’impatto emotivo e la pericolosità del fenomeno quella della 33enne di Mugnano che si è uccisa dopo la diffusione di un video hard che la vedeva protagonista oppure della ragazza di14 anni morta suicida per un filmato su Facebook – una 16enne residente nella prima periferia modenese e il suo ex fidanzato coetaneo. La vicenda giudiziaria si è chiusa da poco al tribunale dei minori dopo che l’adolescente, lo scorso anno, ha presentato denuncia contro l’ex per la divulgazione delle immagini.
Il giudice, su richiesta del pm, ha archiviato il caso. Una scelta ‘didattica’, un insegnamento di vita. Infatti il tribunale, pur ritenendo il 16enne colpevole, ha preso atto della sua successiva condotta e del pentimento mostrato, tanto da valutare più ‘educativo’ un percorso di sostegno scuola-famiglia, piuttosto che l’inflizione della pena.
La vicenda risale allo scorso anno. I due frequentano scuole diverse ma lo stesso gruppo di amici e, dopo qualche innocua uscita, decidono di ‘mettersi insieme’. Il primo amore, il più forte, quello che non fa dormire la notte e i rapporti, per conoscersi a fondo. Infine i filmati, per non dimenticare. Qualche mese dopo, però, i 16enni si lasciano: troppo giovani per costruire qualcosa di serio. Ma la visione romantica raccontata in ‘Tre metri sopra il cielo’ non appartiene forse più alle nuove generazioni; perché lui, invece di attaccare le foto del primo amore in un diario, forse un po’ per vantarsi con i coetanei, forse per vendetta, mostra agli amici il video delle sue ‘performance’ a letto. Le immagini – inutile dirlo - fanno il giro delle chat non solo delle rispettive scuole, ma anche di quelle della città e di altre zone della provincia. Fino a che il video non appare proprio sul telefonino della protagonista. Da qui l’inizio dell’incubo per la 16enne che, disperata, racconta la storia ai genitori. Scattano la denuncia e contemporaneamente, l’inchiesta. Il 16enne, ammettendo l’errore e dichiarando di capire la gravità del fatto, consegna il suo smartphone agli inquirenti e chiede scusa all’adolescente e alla sua famiglia. I due istituti in questi mesi hanno fatto ‘quadrato’ attorno ai giovani, per aiutarli a superare uno choc che avrebbe potuto avere, in particolare per la 16enne, conseguenze drammatiche. Infatti è stato deciso nel corso dell’inchiesta di far seguire la ragazzina da esperti, affinchè la sua immagine immortalata nel telefonino non continuasse a torturarla. Nonostante il ‘perdono’ del giudice, anche il giovane ha ricevuto un supporto psicologico.