Modena, 10 agosto 2012 - Una struttura di quattro livelli per circa 4 mila metri quadrati, con 33 camere, che al termine della fase di lavori di ristrutturazione, entro l’anno, diventeranno 36. I bagni sono 28, di cui 12 attrezzati per anziani disabili. La Casa protetta San Giovanni Bosco, in via Morselli 60, gestita dall’1 luglio dalla Fondazione Pia casa sant’Anna e santa Luigia su affidamento del Comune di Modena può ospitare fino a un massimo di 70 persone (già oggi un posto aggiuntivo è riservato alle situazioni di emergenza). Il centro diurno, collocato nella stessa sede e gestito dalla stessa fondazione, può accogliere invece fino a 25 utenti.

Nella struttura sono complessivamente impiegati circa 30 operatori, tre responsabili di attività assistenziali, una direttrice, sei infermieri e un coordinatore infermieristico, che oltre alle consuete attività di assistenza e cura offrono attività di animazione e fisioterapia. Il personale è in parte quello che in precedenza era alle dipendenze dell’Amministrazione comunale a tempo determinato: con l’accordo siglato con il Comune per l’affidamento della gestione, infatti, la fondazione si è impegnata ad assumerlo a tempo indeterminato in caso di superamento del periodo di prova. La dotazione dello staff è completata da lavoratori della ditta interinale che svolgeva attività presso strutture del Comune di Modena e da personale della Fondazione.

Per l’assessore Maletti si tratta dell’ennesimo passo nella direzione “di una progressiva riduzione dei compiti gestionali diretti da parte del Comune per attività residenziali e semiresidenziali rivolte agli anziani che si è accompagnata negli anni con un rafforzamento delle attività di programmazione e controllo sulla qualità dei servizi, mentre rimane saldamente al Comune il governo dell’accesso alle strutture”.

Il documento di programmazione definisce annualmente i posti accreditati e autorizzati in ogni struttura a gestione diretta, accreditata o privata, mentre l’Ufficio qualità del Comune sviluppa piani di miglioramento per ciascuna struttura “così da fornire prestazioni omogenee e superare le eventuali criticità” aggiunge Maletti ricordando che ogni due anni, poi, con l’indagine di “customer satisfaction” rivolta a ospiti e parenti si ottengono “preziose informazioni per valutare il livello di qualità percepita dalle famiglie”.