Modena, 12 ottobre 2011 - Ha ancora addosso i guanti per fare giardinaggio e accenna a un timido sorriso: «Alla fine sono stata fortunata». Tira un sospiro di sollievo. In questi mesi ha letto così tante storie di anziani legati e picchiati stile Arancia meccanica da banditi senza scrupoli che, nonostante lo choc, il fatto di non avere nemmeno un livido la fa star meglio. Forse i due malviventi non si aspettavano che lei tornasse in casa e hanno reagito d’istinto chiudendola nel vano scale giusto il tempo di rubare un orologio di poco valore e scappare. In questa storia non è il bottino, ma è la sfrontatezza dei rapinatori a preoccupare. Via Guarini, pieno giorno. Erano da poco passate le 10 di ieri mattina quando in due, stranieri ma con una buona conoscenza della lingua italiana, sono entrati nella casa, una piccola villetta appartata e protetta da un muretto e un bel cancello al civico 22, dove l’ottantenne abita sola.

«Stavo facendo dei lavoretti in cortile — racconta Luciana Tassi, classe ’31 —, forse hanno scavalcato la recinzione. Quando sono tornata in casa ho trovato la porta a vetri aperta. Ho pensato: strano. Poi ho visto quei due uomini, per poco non svenivo». Prima hanno tentato di raggirarla: «Mi hanno detto di essere carabinieri». Ma, evidentemente, il volto della donna lasciava trapelare una buona dose di scetticismo. Così sono passati alle maniere forti. «Uno mi ha aggredito, mi ha messo le braccia intorno al torace — dice mentre mima il gesto — e una mano davanti alla bocca per non farmi urlare. L’altro rovistava, ha svuotato i cassetti, ma io non ho niente in casa di valore». I pochi soldi che teneva nascosti, giusto per fare la spesa, non li hanno trovati. «Hanno preso solo un orologio. L’avevo comprato in Thailandia tanti anni fa. Lo pagai soltanto diecimila lire ma sa... era un ricordo». Un ricordo ora finito chissà dove, nelle mani di qualche ricettatore o su una bancarella. Forse la coppia di malviventi pensava di trovare gioielli ma, dopo aver messo a soqquadro tutto, è fuggita con quel misero bottino. «Mi hanno fatto sedere nel vano delle scale. Mi hanno detto: conta fino a venti poi esci. Io — spiega — non ho aspettato». Con grande coraggio, è sgattaiolata fuori dalla stanza dove era rinchiusa e ha chiamato il 113 denunciando il secondo furto dell’anno.

L’altra volta, il 25 gennaio scorso, la casa era stata presa di mira quando la proprietaria non c’era. Stavolta, invece, la sua presenza le è costata una aggressione e tanta paura. «Io chiudo sempre tutte le porte, anche quando sono in casa. Non so come abbiano fatto ad entrare». Sul posto, oltre alla squadra Volante, anche la polizia scientifica che ha analizzato la serratura scassinata a caccia di qualche impronta. Avevano i guanti? «Non ricordo, in quei momenti...Erano due uomini sui quarant’anni». La segnalazione e l’identikit sono già stati inseriti nei database alla ricerca di qualche corrispondenza o fatto analogo nelle vicinanze. Nella zona dei viali, soprattutto Buon Pastore, più che furti e rapine, di recente sono stati messi a segno scippi.