Modena, 24 novembre 2010. La violenza sulle donne cresce, anche in Emilia-Romagna. Non bastano le leggi e non basta l’accoglienza e l’aiuto alle donne che hanno subito violenza, bisogna lavorare anche su chi agisce, con persone formate per trattare con il violento e ‘guarirlo’.

Ne sono convinti in Regione, dove, alla vigilia della giornata internazionale contro la violenza alle donne, vengono presentati i dati relativi ai primi dieci mesi del 2010 e le azioni da intraprendere.

Da gennaio a ottobre sono 2.540 (erano 2.371 nel 2009) le donne, di cui 1.626 italiane, che hanno chiesto aiuto alle case e ai centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna. Del totale 101 mamme coi loro bambini hanno usufruito di ospitalita’ e di un riparo sicuro per 12.685 notti complessivamente.

I dati, spiegano stamane gli assessori regionali alle Politiche sociali e alle Pari opportunita’, Teresa Marzocchi e Donatella Bortolazzi, sono in aumento rispetto agli anni passati: nel 2007 erano 1.858 le donne che avevano chiesto aiuto, 2.057 nel 2008 e 2.371 nel 2009. Si conferma, tra l’altro, il fatto che la maggior parte degli aggressori, l’80%, sono i partner o gli ex. Va da sé, spiegano gli assessori e la presidente dei centri antiviolenza della regione, Antonella Oriani, che i numeri crescono perché aumentano le donne che denunciano o chiedono aiuto. Non è un caso, aggiunge Oriani, che nella sola provincia di Ravenna, che e’ molto piccola, in dieci mesi si contino 573 donne accolte, e a Bologna, che è molto più grande, 782.

Questo, per la presidente accade perché nel ravennate i centri sono tre, quindi le donne si sentono più sicure di essere aiutate.

Una rapida scorsa al resto del territorio regionale vede 65 donne accolte a Rimini, 244 a Modena, 307 a Reggio Emilia, 178 a Parma e 129 a Piacenza.

Nonostante i tagli, precisa poi l’assessore Marzocchi, la Regione mantiene l’impegno sul welfare e riguardo al problema della violenza sulle donne ha deciso di raccogliere i dati annualmente e non più ogni cinque anni per poter calibrare meglio le politiche. Intanto, cerca di approcciare la questione a 360 gradi con l’interazione coi presidi sanitari, la formazione degli operatori, la presa in carico di chi ha subito e ora anche con un processo di accompagnamento di chi invece “agisce” la violenza.

A Modena, per esempio è nato il primo corso biennale per gli operatori che lavoreranno su chi fa violenza. E anche il progetto sperimentale per creare un punto di accoglienza per uomini violenti. Questo perché dall’indagine Istat 2006 è emerso che tra gli uomini violenti con la compagna il 34% abbia subito lo stesso trattamento dal padre, il 42% dalla madre e il 30% abbia assistito a violenze familiari.

Ieri, intanto, l’Assemblea legislativa ha approvato all’unanimità una risoluzione proposta dal Pd per chiedere alla Giunta regionale di rafforzare il sostegno anche finanziario i centri di assistenza e quelli antiviolenza. E anche per attivarsi sul fronte educativo e della promozione culturale per il rispetto delle differenze.

Per la promotrice del documento Roberta Mori, la violenza sulle donne “è sintomo di una fragilità culturale enorme”, per il capogruppo del Pd Marco Monari “è un problema che va percepito come tale da tutta la società e quindi affrontato” e quindi, gli fa eco il collega Thomas Casadei “va contrastato, poiché si tratta di un problema di grande attualità, specie tra le mura domestiche”.