VALENTINA REGGIANI
Cronaca

Un jackpot da sogno, "ma il Casinò non paga"

La direzione: "Slot machine rotta". Lui fa causa

Giovanni Fellone

Giovanni Fellone

Modena, 11 febbraio 2016 - «Ho sempre tenuto i piedi per terra, ma non rinuncio ad un mio diritto. Ho giocato ed ho vinto quei cinque milioni ed è giusto che mi vengano consegnati». Non intende rinunciare Giovanni Fellone, modenese di 55 anni, a quella vincita milionaria risalente a gennaio 2008, quando il piccolo imprenditore edile, appassionato del gioco, puntando alle slot 8.000 euro in gettoni, si aggiudicò una serie di vincite fino al ‘jackpot’ di 5 milioni di euro nelle grandi sale di ‘Ca’ Noghera’, sede invernale del Casinò veneziano. Prima lo choc e l’adrenalina, quella vera, per un sogno che si stava realizzando poi, l’indomani, la doccia fredda, col caposala che dichiarò la slot ‘in tilt’, adducendo quella vincita da capogiro ad un malfunzionamento della macchinetta. Ebbene, dopo la denuncia alla procura di Venezia, finita con una prima archiviazione del procedimento a carico del gestore della casa da gioco ed il successivo atto di citazione nei confronti dell’ente gestore al tribunale di Modena, l’imprenditore ha ora intrapreso, assistito dallo studio Miraglia e dall’avvocato Morcavallo, l’azione civile. L’udienza è stata fissata per il prossimo 18 maggio a Venezia.

«In tutti questi anni loro non si sono mai fatti vivi – afferma Giovanni Fellone – io e mia moglie abbiamo riaperto la causa e cambiato avvocati perchè sappiamo di aver subito un’ingiustizia pesante, sulla quale da troppo tempo è calato il silenzio. Inizialmente il direttore ci propose venti mila euro – afferma l’imprenditore – a fronte dei cinque milioni vinti e dei novemila euro spesi». Il modenese racconta di essere rimasto letteralmente senza parole quel giorno: «Quando ho visto la somma non credevo ai miei occhi – racconta – e quando me ne sono reso conto, mi sono venute in mente tante cose. Sono realista, non cedo alle illusioni, ma la vincita era stata trasmessa alla cassa, quindi era tutto reale. Poi mi è caduto il mondo addosso».

L’avvocato Francesco Miraglia spiega che l’errore iniziale, nell’iter processuale, era stato quello di intraprendere l’azione penale: «Qui non siamo davanti ad una truffa – commenta – perchè non vi è stata manomissione delle macchinette. Loro sostengono che la slot sia andata in tilt eppure, al raggiungimento della vincita massima, la macchina interruppe la sequenza dei giri gratuiti e non ne consentì ulteriori, con la trasmissione automatica della slot al terminale della cassa, della somma da corrispondere al giocatore. Il mio assistito si rivolse all’addetto di sala, che gli spiegò che avrebbe dovuto attendere il giorno successivo per riscuotere, al fine di effettuare le verifiche tecniche. Il giorno seguente, però, si decretò il malfunzionamento della macchina e, sul posto, intevenne anche la finanza. Noi chiediamo la reponsabilità civile e il pagamento di tutta la somma». L’imprenditore spiega che, se dovesse finalmente ottenere i suoi soldi, li userebbe per aiutare il figlio disabile e per ‘creare’ nuovi posti di lavoro nella sua azienda.