Macerata, 18 luglio 2015 - La Procura di Macerata ipotizza il reato di disastro ambientale colposo in merito a quanto avvenuto nello stabilimento Cosmari di località Piane Chienti, a Tolentino, nella notte tra mercoledì e giovedì. Oltre all’incendio, è stata aggiunta questa seconda fattispecie dal sostituto procuratore Luigi Ortenzi, per far luce a 360 gradi sul rogo, dal punto di vista delle cause, di quello che si era fatto per prevenirlo, ma anche delle conseguenze sulla salute delle persone e sull’ambiente circostante. Il disastro ambientale infatti è un nuovo reato, approvato proprio a maggio per sanzionare «l’alterazione irreversibile dell’equilibrio di un ecosistema, l’alterazione dell’equilibrio di un ecosistema la cui eliminazione risulti particolarmente onerosa e conseguibile solo con provvedimenti eccezionali, l’offesa alla pubblica incolumità in ragione della rilevanza del fatto per l’estensione della compromissione o dei suoi effetti lesivi ovvero per il numero delle persone offese o esposte a pericolo». Le pene vanno da cinque fino a quindici anni.
Ieri mattina il sostituto procuratore Ortenzi ha fatto un sopralluogo al Cosmari, con i carabinieri e i vigili del fuoco, per rendersi conto dello stato dei luighi. L’area interessata dalle fiamme, cioè i magazzini per carta e rifiuti riciclabili, è distrutta e sotto sequestro, in attesa che siano completati tutti gli accertamenti. La Procura, infatti, intende disporre una perizia che indaghi non solo le cause, ma anche gli effetti dell’incendio. Intanto i carabinieri di Tolentino, che stanno conducendo le indagini per conto della Procura, hanno iniziato a sentire i testimoni: gli operai che erano al lavoro nell’impianto di Piane di Chienti, le prime persone che hanno notato la nube sollevarsi e dirigersi poi verso Colbuccaro. Tanti aspetti sono ancora da chiarire su quanto è accaduto.
Alcuni infatti hanno detto di avere sentito delle esplosioni prima di vedere le fiamme, mentre la prima ricostruzione parlava di alcune esplosioni arrivate dopo l’incendio, per il surriscaldamento delle bombole di acetilene. Secondo un’ipotesi, a fare partire il fuoco sarebbe stato il guasto elettrico ad un macchinario, un ragno sollevatore, ma non si tratta dell’unica possibilità. Le indagini sono soltanto all’inizio.