Macerata, 23 luglio 2017 - Partito da Macerata nel 1993 in seguito all’emergenza umanitaria nei Balcani, il Gruppo umana solidarietà «Guido Puletti» ha chiuso il 2016 con un bilancio di 20 milioni di euro: una cifra impressionante, che infatti ha attirato l’attenzione della stampa nazionale. Come si legge dal bilancio pubblicato sul sito della onlus, tra le entrate del Gus ci sono nove milioni di euro di crediti dalle prefetture e altri sette milioni di crediti dal sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Il bilancio è cresciuto progressivamente negli anni, man mano che l’associazione vinceva bandi pubblici, soprattutto per l’accoglienza agli immigrati che segue per 24 Comuni italiani, ma anche per la gestione delle emergenze dall’Emilia all’Abruzzo per il terremoto, e i progetti di sostegno al disagio: tante iniziative, che hanno portato la onlus guidata Paolo Bernabucci anche all’estero, in Nepal, in Sri Lanka e poi altrove. Ma questo, assicura il presidente, non è un business, e non ci sono polemiche da montare: «La verità è che la nostra è una realtà che funziona: diamo lavoro a quasi 500 persone, e chi ci sceglie lo fa perché vede come lavoriamo».
«Il nostro bilancio è pubblico, come ogni anno lo abbiamo messo sul sito e tutti possono vedere da cosa è composto e come sono utilizzati i soldi». Il presidente del Gus Paolo Bernabucci non vuole sentire parlare di polemiche sul business degli immigrati, sebbene la sua onlus abbia un bilancio annuale di venti milioni di euro. Ma come si arriva a una cifra così elevata? «Noi lavoriamo molto e in tante città. Non è volontariato: ci sono poco meno di 500 persone che abbiamo assunto regolarmente in tutta Italia, psicologi, assistenti sociali, commercialisti, gli appartamenti e gli alberghi e altro, che vanno pagati. C’è un’organizzazione che nasce a Macerata e poi ha iniziato a lavorare anche fuori di qui. Non capisco dove sia il problema, forse siamo troppo grossi per Macerata». Il problema nasce perché tutti questi soldi fanno pensare a un grosso affare. «Se ci sono organizzazioni truffaldine, che sfruttano i progetti sugli immigrati, non vuol dire che siano tutte così, o che il Gus sia così. Anche il Filo d’oro o Emergency hanno bilanci importanti. Noi lavoriamo per le prefetture e i Comuni, con i bandi pubblici, non prendiamo soldi dopo trattative private, e quello che facciamo viene continuamente controllato dalle prefetture e dal ministero. I soldi che riceviamo servono per erogare servizi, e dal bilancio si vede: siamo trasparenti». Molti si lamentano, perché dicono che in città ci sono moltissimi immigrati che ciondolano in giro senza far nulla. «Macerata città ospita meno richiedenti asilo di Ancona o Ascoli, e il dato provinciale invece è nella media. I ragazzi che seguiamo noi fanno corsi di italiano e molte altre attività, come di recente i mondiali antirazzisti. Poi bisogna dire due cose: in primo luogo non tutti i richiedenti asilo in città sono seguiti dal Gus, e poi ci sarà anche qualcuno che va a spasso, ma se dà fastidio che ci siano persone di colore in giro, è un’altra questione. Ma non credo ci siano tante lamentele su questo, qualcuno sta cercando di montare una polemica che non esiste». Le proteste ci sono, sia sul giro di soldi che sul numero di richiedenti asilo in città. «Ma non hanno senso. Il nostro lavoro è soggetto a continue verifiche e ispezioni, e aggiungo anche che siamo valutati tra i migliori in Italia nel nostro campo. Per questo lavoriamo molto e il bilancio aumenta. Pensi solo che per l’emergenza sisma il Gus ha raccolto quasi 500mila euro di donazioni, arrivate da realtà come la Fondazione La Stampa di Torino o il gruppo De Agostini: se hanno scelto noi per le donazioni, è perché evidentemente si fidano di come usiamo questi fondi». E come li avete usati? «Sull’emergenza sisma siamo al lavoro dal 24 agosto senza interruzioni. Abbiamo risolto moltissimi problemi pratici dei terremotati di Abruzzo e Marche, dal modulo per l’allevatore che deve rimanere vicino alla sua azienda al generatore di corrente, arrivando prima dello Stato. Dieci persone di media lavorano gratuitamente per fronteggiare le necessità di questo ultimo terremoto, come fatto in passato. Ma di questo si preferisce non parlare».