Macerata, 28 febbraio 2012 - A DUE GIORNI di distanza dalla tanto chiacchierata sfida scudetto di seria A Milan-Juve, che ha messo sotto i riflettori Roberto Romagnoli, nei bar della città si è ripreso a giocare a carte e a biliardo come se nulla fosse, in fondo è solo una partita di calcio, ma appena si fa il nome del guardalinee maceratese gli animi si scaldano. Tante le bocciature senza appello e, anche quando qualcuno cerca di essere clemente, dividendo magari le responsabilità tra lui e l’arbitro Tagliavento, non può fare a meno di notare che la svista è stata piuttosto grossolana. «Ma come si fa a non vedere un gol dentro la porta di 60 centimetri, è un errore clamoroso — commenta il milanista Giancarlo Cerquetella —. Romagnoli è juventino e sicuramente le lamentele di Conte dei mesi precedenti hanno avuto il loro peso. Per di più non è la prima volta che sbaglia contro il Milan, se andiamo avanti così si rischia di falsare il campionato». «Se Conte si è lamentato ha le sue ragioni — prosegue Giancarlo Cossiri tifoso bianconero — e se il gol era regolare, lo era anche quello di Matri annullato per un fuorigioco inesistente. Se Romagnoli fosse stato di parte, come qualcuno vuole insinuare, probabilmente non avrebbe alzato la bandierina. Questo a dimostrazione che gli errori possono capitare e comunque, in campo, l’ultima parola spetta all’arbitro».
«E’ VERO che in campo c’è una terna — aggiunge prontamente Eugenio Rossi — ma Romagnoli in questo caso ha visto quello che ha voluto vedere. E’ risaputo che sia un tifoso juventino e, con un gol regolare come quello del Milan, credo che sia venuta fuori la sua anima di parte». Nei bar, ovviamente si incrociano anche tifosi di altre squadre, come un romanista sfegatato che preferisce non commentare, «tanto — aggiunge — sono sempre due squadre di ladri». Più tenero, invece, l’interista Franco Vignati che è convinto che un errore non possa falsare il campionato che si dovrà decidere nelle prossime partite. «Romagnoli è sempre stato un ottimo guardalinee — commenta — e una svista può capitare a tutti, anche se perfino l’arbitro aveva indicato il disco di centrocampo». Non si stupisce di nulla, infine, Franco Lattanzi che, abituato ai campi di calcio deve averne viste davvero molte, tanto da aver deciso all’improvviso di abbandonare la carriera. «Sono stato un arbitro per sedici anni — conclude — ma ad un certo punto ho deciso di rassegnare le mie dimissioni perché ho capito che c’era del marcio. Purtroppo in serie A i grandi club sono avvantaggiati e spesso vince il campionato chi non se lo merita, mentre le piccole retrocedono in serie B non per sviste, ma per errori volontari».
Chiara Sentimenti
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