Forlì, 11 ottobre 2012 - DA LUIGI Ridolfi a Benito Mussolini. Dall’aviatore forlivese al predappiese noto in tutto il mondo per tante ragioni da riempirci una pagina. Da un imprenditore, direttore di Unindustria provinciale, arriva una proposta destinata (come minimo) a sollevare un polverone. Massimo Balzani, che idea ha in testa per lo scalo di Forlì, per il quale tra l’altro si è aperto in questi giorni il bando per la privatizzazione?
«Vorrei che cambiasse nome: da aeroporto Luigi Ridolfi ad aeroporto Benito Mussolini».
Lo sa che questa proposta provocherà polemiche a non finire?
«Me le aspetto. Però l’utilizzo del nome di Mussolini potrebbe garantire maggiore visibilità».
Sa bene che il Duce è un tasto delicato da toccare, anche a distanza di tanti anni.
«Appunto. C’è ritrosia verso un personaggio che ha compiuto atti assolutamente criticabili. Non dico che la sua politica non possa e debba essere analizzata e valutata, anche negativamente. Tutto questo non significa che non si debba riconoscere che è stato Mussolini a volere l’aeroporto. Che, ricordo, non deve effettuare investimenti infrastrutturali, è ‘circondato’ da una straordinaria offerta formativa e ha dipendenti preparati. Per chi lo compra può essere un affare».
Con chi ha parlato di questa sua idea?
«Con politici sia di centro destra che di centro sinistra».
Reazioni?
«Ho riscontrato interesse verso gli effetti positivi che una scelta di questo genere potrebbe comportare».
Lei è direttore di Unindustria: che ne pensano i suoi colleghi imprenditori?
«Ho informato i vertici dell’associazione. Io, lo specifico, faccio questa proposta a titolo personale».
Viene in mente la nota frase di Oscar Wilde: ‘Che si parli di me, nel bene o nel male, purché se ne parli’. Applica questa logica anche all’aeroporto Ridolfi?
«È molto di più. Non si tratta solo di parlarne bene o male. Ma riconoscere (con favore o meno) le azioni di Mussolini. Però non prescindendo da lui. Noi siamo il frutto di una esperienza storica».
Insistiamo: quello di Mussolini è un nervo scoperto.
«Appunto! Ma è ora di ragionare in termini diversi».
Le daranno del fascista.
«Sono sereno perché non lo sono, è un problema di confronto culturale e anche di irriverenza rispetto a certi tabù. Non è un fatto ideologico ma di interesse del territorio. Di ricadute per questo territorio».
Certamente, con il nuovo nome, tutti saprebbero dov’è Forlì. Ora, soprattutto agli stranieri, si dice che Forlì è vicina a Bologna per dare un’indicazione di massima.
«Appunto, mi è capitato proprio di recente. L’idea è un regalo. L’ho detto ai politici che tutto quello che hanno dovuto subire da Bologna e Rimini partiva dal fatto che Forlì fosse poco visibile. Chiamiamolo aeroporto Benito Mussolini. Poi sarà un problema degli altri quello di essere visibili».

Luca Bertaccini