Forlì, 21 luglio 2012 - SEMBRA cosa fatta: addio alla Provincia, almeno per come l’abbiamo conosciuta fino a oggi. Ieri il Consiglio dei Ministri ha varato la circolare che ne prevede la loro riduzione. Una vera e propria cura dimagrante da 7 kg in 7 giorni: da 107 dovrebbero restare 40, più 10 città metropolitane. La Provincia di Forlì-Cesena verrà accorpata a quelle di Rimini e Ravenna. Il parlamentino del governo Monti ha inoltre fissato alcuni paletti. In base ai criteri approvati i nuovi enti dovranno avere almeno 350mila abitanti (la nostra Provincia ne conta 390mila e rotti) ed estendersi su una superficie non inferiore a 2.500 chilometri quadrati (ora siamo a 2.377). Le nuove Province eserciteranno le competenze in materia ambientale, di trasporto e viabilità (le altre competenze vengono invece devolute ai Comuni, come stabilito dal decreto Salva Italia). I tempi? Le nuove Province dovrebbero nascere entro il 1°gennaio 2014, ma nelle prossime settimane il quadro dovrebbe chiarirsi maggiormente, anche perché, all’italiana, si annunciano già battaglie, ricorsi e richieste di modifiche del provvedimento.
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SUONANO le campane a lutto per la Provincia di Forlì-Cesena. Il provvedimento di ieri del Consiglio dei Ministri decreta l’accorpamento della nostra Provincia con quelle di Ravenna e Rimini. Il sindaco Roberto Balzani, da tempo sostenitore di una rivoluzione amministrativa di questo genere, non la ritiene una vittoria personale. Però, dice, «per me era evidente che questa struttura territoriale non potesse restare in piedi. Ora ci siamo arrivati. Ma era da un pezzo che i tempi erano maturi». Come si andrà a definire il quadro resta — nei particolari — ancora misterioso. «L’indicazione del governo — continua il sindaco — è che nasca un ente di secondo livello». Il che significa fatto di un consiglio provinciale composto dai sindaci (tutti? una parte?) e un presidente che potrebbe essere indicato dagli stessi.
TUTTI al lavoro gratuitamente. Oppure, «questa è la proposta del partito democratico», il presidente potrebbe «essere eletto (e in questo caso retribuito, ndr). Un sistema di questo genere probabilmente gli darebbe più forza». Del tema Provincia unica Balzani nei giorni scorsi ha parlato con il ministro della Pubblica Amministrazione Filippo Patroni Griffi. Questi avrebbe espresso apprezzamento per una proposta che arriva dal basso. Resta l’incognita del risparmio economico. Da un lato spariranno le giunte, ma poi? «Non si licenzia nessuno — spiega il prof —. Poi, col tempo, il personale andrà esaurendosi (coi pensionamenti, ndr). Verranno distribuite le funzioni ai Comuni». Sulla tempistica «le Province potrebbero arrivare a scadenza naturale».
LA NOSTRA però, dopo l’annuncio di dimissioni del presidente Bulbi, potrebbe farlo col commissario. «Magari Bulbi, che però non ho più sentito, potrebbe decidere di governare il percorso dall’interno».
DUNQUE restando in sella. Il sindaco conferma infine la sua contrarietà alla Regione Romagna «perché aumenterebbe i costi della politica». «Le Province sono inutili? Allora vanno abolite e andrebbe creata la Regione Romagna, che sarebbe un punto di riferimento fondamentale — obietta invece Stefano Gagliardi (Pdl) —. Balzani vuole entrare nella storia ma non mi sembra stia migliorando la vita di Forlì. Anzi, sta portando avanti i progetti della giunta Rusticali».
SULLA PROVINCIA unica «serviva maggiore coinvolgimento, anche delle associazioni». Capitolo Bulbi: «Si dimetterà e noi saremo deboli quando andremo al tavolo con Ravenna e Rimini che non ci hanno mai dato una mano». Marco Di Maio (Pd) pensa alla fase operativa, «tenendo a cuore la qualità dei servizi per i cittadini. Il processo di revisione deve riguardare anche i Comuni, affrontando senza timidezze anche ipotesi di accorpamenti».
l. b.
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