Forlì, 27 ottobre 2017 - Ci sono voluti oltre due mesi di lavoro e un’attesa di altri sei per poter consegnare una carabina a papa Francesco. No, non è un’eresia, è il sogno che Varide Cicognani, titolare dell’omonima armeria di via Zampeschi, ha realizzato mercoledì, presentandosi in piazza San Pietro a Roma con il fucile in valigia. «Avevamo avvisato il Vaticano che saremmo andati a effettuare questa particolare consegna – spiega lo stesso Cicognani –, solo che la polizia italiana non lo sapeva e quando ci hanno visti con una valigetta che poteva essere sospetta, si sono allarmati e ci hanno fermato». Nonostante l’arma fosse stata ‘disattivata’ e avesse un valore puramente simbolico, la sorpresa dei fedeli alla vista dell’oggetto è stata tanta. Ottenuto il placet della sicurezza, «le guardie svizzere pontificie – continua Cicognani – ci hanno scortato fino al nostro posto riservato sul sagrato destro accanto alla scalinata della basilica».
Partiti alle 4 di mattina da Forlì, la ‘spedizione’ era composta da 9 persone. «Siamo arrivati a Roma alle 8 di mattina – continua l’armiere di Poggio – e siamo andati a richiedere i nostri pass. Con me c’erano anche mia moglie Tina, il parroco della nostra Unità Pastorale, don Antonino Nicotra, Maurizio Valentini, che ci ha creato il collegamento col Vaticano, Claudia Pasqualini, l’artista che ha realizzato i disegni sul calcio della carabina, Maria Luisa Suprani, autrice della frase impressa sul manufatto (‘La competizione sportiva promuove la conoscenza di sé e la considerazione dell’altro’), e alcuni amici». La mattinata poi è filata liscia come tante altre udienze dal papa: sua Santità ha fatto il giro con la papamobile fra i fedeli e poi, prima di salire sulla scalinata per la preghiera, ha salutato i presenti e ricevuto i doni. «È arrivato da noi verso le 11 – continua Cicognani –. Sapeva che gli sarebbe stato consegnato un fucile, ma è rimasto comunque sorpreso e incuriosito».
Il pontefice stesso ha chiesto all’armiere come mai un dono così particolare «e così – racconta Cicognani – gli ho spiegato il motivo della mia scelta». Lo scorso inverno, infatti, il forlivese decise di costruire questa carabina con un intento ben preciso. «Spesso si guardano le armi come oggetti di distruzione, uno strumento di guerra e di offesa. Invece i miei fucili, così come quello che ho donato al Papa, sono sportivi e per maneggiarli serve autocontrollo. Soprattutto bisogna essere in pace con sé stessi. Francesco poi ha osservato a lungo i disegni: sul calcio c’erano raffigurati San Francesco, un ramoscello d’ulivo e una colomba e la croce di San Giovanni, detta la croce di Malta».