Ferrara, 17 ottobre 2015 - Che gli animali aiutino a renderci la vita migliore è un dato di fatto, quotidiano. Che riescano a ridare il sorriso a bambini e malati in un ospedale è invece meno scontato. La pratica di pet therapy all’interno di strutture pubbliche è stata infatti normata solo negli ultimi anni, ma Chiaramilla sta cercando di diffonderla sul territorio da tempo. Questa associazione di promozione sociale e sportivo dilettantistica è attiva dal 2005 e da più di dieci anni opera in Emilia-Romagna. La pedagogista ed educatrice Marina Casciani ci spiega qualcosa in più sul progetto ‘Con un battito di coda’ con interventi assistiti con animali nei reparti dell’ospedale Sant’Anna di Cona.
In che cosa consiste la pet therapy che proponete?
«Attiviamo degli interventi che dimostrano come gli animali, se correttamente formati e guidati da specialisti qualificati, possano essere in grado di migliorare la vita di persone con disagi, sia fisici che psicologici. Il primo approccio sperimentale è partito l’anno scorso in Oncoematologia pediatrica e ha coinvolto bambini malati di tumore; poi abbiamo lavorato quattro mesi con i traumatizzati cranici al dipartimento di medicina riabilitativa a San Giorgio».
Che animali usate per le sedute?
«Cani e coniglietti nani, ma è da precisare che gli animali non sono propriamente ‘usati’, ovvero non sono uno strumento. Sono una parte importante del nostro lavoro, sono dei veri e propri collaboratori, dei coterapeuti».
Come funziona?
«Gli interventi sono fatti all’interno della struttura e durano un’ora e mezza, una volta la settimana. Possono essere individuali o di gruppo. Gli operatori di Chiaramilla sono tutti formati per interventi assistiti, secondo le normative vigenti dettate dal ministero della Sanità. Si lavora in equipe e in collaborazione con il personale della struttura che ci richiede gli interventi. Il beneficio lo constatano le stesse mamme, che sentono ridere i loro bimbi in ospedale».
Qual è la parte più difficile del lavoro?
«Combattere la reticenza, perché lavorando con bambini immuno-depressi si ha sempre la paura che l’animale possa trasmettere delle malattie, ma ora se si entra dentro ad istituti, centri per l’handicap, scuole e soprattutto ospedali di tipo pubblico sono obbligatorie per legge le certificazioni e le cartelle cliniche degli animali. Tutto viene fatto in totale sicurezza. Ora il progetto dovrebbe ripartire agli inizi di novembre, nuovamente nelle due strutture, ma dipenderà solo dai finanziamenti e da quello che riusciremo a raccogliere. Attualmente i Lions, nella persona della presidente di distretto Milena Nappo, stanno contribuendo a sostenere il progetto con una mostra per il periodo di Natale, ma servono altre donazioni da parte di aziende e di realtà che ci vogliano sostenere come sponsor».
Anja Rossi