NICOLA BIANCHI
Cronaca

Uccise la moglie invalida, dieci anni a Parmiani

Il gesto dell’uomo, 82 anni, spinto dalla disperazione. Il legale: ‘Sentenza equilibrata’

Un carabiniere davanti all’abitazione di via Borselli (foto BusinessPress)

Ferrara, 13 luglio 2016 - Era in grado di intendere e volere Giuseppe Parmiani quando, dopo averla messa a letto e fatta addormentare per l’ultima volta, ha accoltellato la moglie. Un gesto della disperazione. Il gesto di un uomo stanco di vedere l’amata moglie soffrire. E procura e tribunale ieri ne hanno tenuto conto nella decisione di condannare l’82enne comacchiese, ma da una vita residente in via Borselli a Cento con Carmen Tassinari (80), a 10 anni in abbreviato e con le generiche prevalenti sulle aggravanti. «Una sentenza equilibrata – spiega l’avvocato Giampaolo Remondi –, ora attenderemo di leggere le motivazioni poi valuteremo se appellarla».

Il legale aveva chiesto che la tragedia avvenuta la sera del 3 maggio dello scorso anno fosse qualificata come omicidio del consenziente viste le continue preghiere della donna, rivolte al marito, di mettere fine al suo stato fisico debilitatissimo. «Se dovessi finire su una sedia a rotelle – le aveva sempre detto – preferisco morire». Quel sabato sera Parmiani l’ha distesa a letto l’ultima volta, l’ha medicata, ha visto chiudere i suoi occhi esausti, poi l’ha colpita. Un fendente secco, in profondità, con un coltello da cucina nella parte destra dell’addome che non ha lasciato scampo alla sua Carmen. Poi ha chiamato i soccorsi, li ha attesi ed è crollato in lacrime: «Non riuscivo più a vederla soffrire, ora aiutatemi». «Sono sempre stati affiatati – ricordò commossa una vicina –, lui le ha sempre voluto bene». Giuseppe ogni giorno faceva la spola tra la farmacia e la bottega, portava avanti casa, curava la moglie invalida. Da tempo Carmen soffriva di una gravissima patologia ed era costretta a vivere su una sedia a rotelle. Non riusciva nemmeno a lavarsi. A tutto pensava lui, con l’aiuto dei figli. «Ho agito nella disperazione, non ce la facevo più a vederla in quello stato – ha ripetuto davanti al pm Barbara Cavallo e al gup Monica Bighetti – . Ma le ho sempre voluto bene».

Quelle stesse parole che pronunciò con un filo di voce all’arrivo dei carabinieri che lo trovarono seduto su una sedia e con il coltello ancora sporco di sangue. Oggi, dopo alcuni mesi agli arresti domiciliari, l’82enne è libero ed è tornato a vivere in quella casa al civico 9 di via Borselli. Lì dove ci sono tutti i suoi ricordi. Anche, e soprattutto, quelli più belli vissuti accanto alla sua Carmen.