Ferrara, 6 ottobre 2016 - Un video, nato forse con l’idea di una goliardata fra colleghi, con «attori protagonisti» alcuni carabinieri, e girato nella caserma di Comacchio a gennaio 2011, finisce sul tavolo della procura militare che dovrà verificare se ci sono estremi di reato. Un «filmino» con scene «grottesche, bizzarre, deformi, tanto da risultare ridicole», con oggetto un ex comandante. Per quelle riprese sono finiti nei guai 12 militari, indagati per diffamazione pluriaggravata in concorso dalla procura militare di Verona. E l’indagine, che porta la firma del pm Massimo di Camillo, ora è chiusa con l’atto 415bis messo a conoscenza delle parti dal 29 settembre. «Non sapevamo nulla prima della notifica del documento – spiega l’avvocato Martino Saccone, che difende alcuni carabinieri –, ora guarderemo che cosa ci contestano».
UNO BIANCA. Sarebbero otto i carabinieri – alcuni ancora oggi in servizio a Comacchio – nel filmino, gli «attori protagonisti diretti e indiretti», riprodotto su dvd con scene «ridicole, paradossali, innaturali e stravaganti», girate tra le mura della caserma comacchiese. Soggetti «in abiti militari e civili», precisa il pubblico ministero, a volte «travestiti da donna», utilizzando «anche veicoli istituzionali ed uniformi di ordinanza». Il tutto, aggiunge Di Camillo, operando un collage di spezzoni della trasmissione Blu notte di Lucarelli, «sovrapponendo alla sagoma di Fabio Savi (uno dei killer della Uno Bianca, tra gli omicidi quello del Pilastro a Bologna nel ’91 dove vennero uccisi tre carabinieri, ndr), l’immagine dell’ex comandante». Mimando, poi, «al posto dell’intervista telefonica a Eva Mikula, compagna di Savi, un’intervista alla moglie dell’ufficiale».
LA CENA. Nei guai sono finiti anche un ufficiale, oggi in servizio altrove, e tre sottufficiali della Compagnia. Secondo l’accusa non avrebbero impedito, «pur avendone l’obbligo giuridico di legge, la consumazione del fatto al quale hanno personalmente assistito passivamente». Attraverso la messa in onda del video, a febbario 2011, in occasione di «una cena conviviale» a casa di uno degli indagati, con «consorti, compagne, figli e altri militari».
GLI ALTRI TRE. Stando sempre alle accuse, sarebbe stata offesa «la reputazione di altri carabinieri», con gli appellativi di «menzogneri, ipocriti e paragonando la loro attività in servizio a quella di un mafioso e di un massone»: oltre all’ex comandante, altri tre i colleghi finiti nel mirino, «tutti bene identificabili seppure degli stessi non sia mai stato proferito espressamente il nome».
«GOLIARDATA». I vertici dell’Arma, dopo aver ricevuto a suo tempo la denuncia dell’ex comandante preso di mira, hanno immediatamente provveduto ad informare l’autorità giudiziaria militare. Un atto dovuto, hanno spiegato fonti ufficiali, che hanno definito il tutto «una goliardata».