ferrara, 4 novembre 2015 - Spiccano, nere e rabbiose, come la firma dell’inciviltà. Scritte e segni deliranti lasciati con un pennarello indelebile scuro da un vandalo, forse più d’uno, sul marmo chiaro proprio all’ingresso del Duomo di Ferrara.
Una croce rovesciata, il ‘666’ – il numero della bestia (il diavolo) – e poi, ancora, quel ‘Satana call me’ («Satana chiamami») che ha spinto l’arcivescovo di Ferrara Luigi Negri a lanciare, di nuovo, l’allarme sette tra i giovani. Ci sono anche scritte contro le forze dell’ordine. Ferite perenni sul monumento orgoglio della città estense, sulla cattedrale immortalata nelle foto di tutti i turisti.
Pare, infatti, che nemmeno il laser riesca a ripulire il bel marmo chiaro. Le pietre antiche saranno costrette a sopportare l’onta, per sempre. A riflettere come uno specchio la pochezza di certi individui.
Ma riavvolgiamo il nastro. È il 28 di ottobre quando all’ingresso del duomo appare la brutta sorpresa: scritte nere giusto all’ingresso del duomo. Lo choc, la rabbia, la denuncia contro ignoti e via alle indagini. Parallelamente si cerca di rimediare al danno.
Ieri mattina ci ha provato una qualificata ditta di Bologna, la Leonardo Srl – tra l’altro protagonista nel restauro della facciata di San Petronio – nel rispetto di un protocollo previsto dalla Soprintendenza per la rimozione dei graffiti. Ma il test non ha dato i risultati sperati: la luce, questa volta, non ha portato via il buio.
«Queste prime prove sono scoraggianti», spiega un tecnico della ditta. Il motivo? «Prima del nostro intervento qualcuno ha passato dell’alcol nel tentativo di rimuovere le scritte. Purtroppo a volte, anche armati di buona volontà, si possono fare dei danni, si può peggiorare la situazione. L’alcol – spiegano dalla ditta – ha fatto penetrare l’inchiostro nel marmo. E ora nemmeno il laser sembra efficace».
Insomma, le antiche pietre del monumento dedicato a San Giorgio e che dal 1135 sorveglia la città estense paiono condannate a restare ferite per sempre. O almeno fino a quando non si deciderà di intervenire con un altro tipo di restauro: «Un’integrazione cromatica più un protettivo potrà restituire al marmo l’aspetto originario, ma saranno step da valutare con la Soprintendenza».
Un trucco, come un fondotinta perfetto, capace di nascondere ma non di eliminare. Ma almeno renderà di nuovo l’immagine del bel marmo chiaro. E forse allora solo le pietre di quest’antico gioiello sapranno quanti danni l’inciviltà può fare. A tutti.