Ferrara, 10 novembre 2010 - «Gravi errori» in fase di costruzione, «fallaci» lavorazioni, «ingiusti profitti», interventi correttivi, danni all’Azienda Sant’Anna. Ecco l’atto — l’ipotesi di reato è tentata truffa — che chiama in causa nove persone e getta ulteriori veleni attorno al colosso ospedaliero di Cona, dal costo di 287 milioni di euro, in costruzione da vent’anni.
Nomi e accuse Si parte con Ruben Saetti, 58 anni modenese, presidente di Progeste, la società concessionaria che si è aggiudicata il maxi appalto di Cona; Gisberto Bonfatti, 60 anni di Camposanto (Mo), presidente del Consorzio Cona che ha ottenuto l’affidamento dei lavori; Guglielmo Malvezzi, 49 anni di Modena, già direttore di cantiere e attuale capo commessa dei lavori; Lorenzo Venturelli, 33 anni sempre di Modena, direttore di cantiere per Consorzio Cona; Giacomo Calzolari, 63 anni bolognese, suo vice e presidente del Consorzio Montebello.
E ancora Carlo Zini, 65 anni modenese, legale rappresentante della società cooperativa Cmb di Carpi, una delle ditte appartenenti al Consorzio Cona; poi Silvio Picca 58 anni di Moncalieri, legale rappresentante della Unical spa; Carlo Umberto Locatelli, 52 anni di Lecco, della Albi Prefabbricati; e Mario Carano, 54 anni di Isernia, dirigente di Geco spa. In concorso tra loro, in qualità di concessionari, fornitori e subappaltatori, secondo la procura avrebbero indotto in errore l’Azienda Sant’Anna attraverso «artifici» consistiti nell’aver realizzato parti di un’opera pubblica, l’ospedale appunto, in maniera «non conforme al capitolato».
Ovvero, commettendo «gravi errori» in fase di costruzione (impermeabilizzazione diaframmi, appoggio travi prefabbricate, collegamento solai e vani scala, puntelli bagni). Facendo ciò avrebbero procurato a proprio vantaggio «un ingiusto profitto», grazie alla liquidazione del quantum per la realizzazione di queste «fallaci lavorazioni». E, a sua volta, costretto l’Azienda a una serie di «interventi correttivi», di ripristino e adeguamento, che di fatto avrebbero comportato un ritardo nell’esecuzione dei lavori e maggiori spese e costi ancora oggi da quantificare.
Perquisizioni Gli avvisi di garanzia sono stati notificati lunedì durante le ‘‘visite’’ di carabinieri e finanza a casa e nei luoghi di lavoro dei nove sotto inchiesta. Perquisizioni sono state fatte a Carpi, nell’azienda Cmb, laddove sono stati sequestrati oltre a decine di carte anche alcuni computer, poi a Modena, Bologna, Moncalieri e a Ferrara. Accertamenti anche nell’azienda Cir costruzioni di via Ripagrande e negli uffici dell’ospedale Sant’Anna.
Difesa «Siamo cascati dalle nuvole — spiegava ieri l’avvocato Riccardo Pelliciardi che difende i modenesi indagati —. Il capo di imputazione è molto vago e non sappiamo granché. I lavori sono stati fatti in assoluta buona fede e alla luce del sole, nessun illecito è stato commesso e per questo siamo tranquilli». In serata è arrivata una nota da Cmb, che ha tra gli indagati «cinque tra dirigenti e tecnici». Gli atti d’indagine «hanno interessato anche il presidente, pur non svolgendo egli nessun ruolo nell’ambito della gestione della commessa». La cooperativa, si legge ancora, «prende atto con rammarico di questa nuova difficoltà sorta sul percorso per l’ultimazione del nuovo polo ma ribadisce la propria determinazione a completarlo entro l’anno per mettere finalmente a disposizione una struttura sanitaria adeguata alle aspettative della comunità».
Stesso fascicolo Il nuovo filone porterebbe lo stesso numero di «rg», 2958, dell’inchiesta cominciata oltre un anno fa, che ipotizza i reati di associazione a delinquere e turbativa d’asta e vede indagate altre persone. La scadenza della seconda proroga è a giorni.
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