Ferrara, 23 luglio 2010 - Al processo per il crack di Coopcostruttori è arrivato a sorpresa in aula l'ex presidente Giovanni Donigaglia. 

Da 7 anni va ripetendo le stesse cose. Il crac Costruttori? Colpa di Egidio Checcoli, della Lega Coop e di una "faida politica" composta dall’ex segretario Ds Roberto Montanari, dalla senatrice Silvia Barbieri e dall’ex sindaco di Argenta Andrea Ricci. "Mi volevano morto". La voce di Giovanni Donigaglia tuona nella calura dell’aula B alle 17.38. Ventidue minuti esatti di dichiarazioni spontanee, bloccate solamente dal presidente del tribunale Francesco Caruso. "Grazie signor presidente, la ringrazio molto per avermi dato questa possibilità. Ma avrò ancora tante cose da riferire", dice commosso Donigaglia prima di sparire verso Ragusa (dove oggi lavora) trascinando il suo trolley.

Lacrime. Un intervento sentitissimo, interrotto ben 13 volte da singhiozzi e lacrime: "Prendevo un milione al mese e per la nostra cooperativa ho dato la vita". In aula, ad ascoltarlo, c’è la moglie. Attacca Donigaglia. Attacca tutto e tutti, sparando senza timore. "Questo è il processo della vita per me e per tutti noi. Di errori ce ne sono stati tanti da parte nostra ma in buona fede". Contesta i conti della procura. "C’è un errore macroscopico di 70 milioni di euro ma sono sicuro che è stato fatto anche da loro in buona fede. Qui hanno sottratto 140 miliardi (di lire, ndr) in più". La Finanza, riprende subito, "parla di un passivo di 242 milioni di euro. Dov’è allora il miliardo di buco? Perché sui giornali e in aula si parla di questo miliardo?". Dalla tasca estrae una pen drive con i conti Coop: "Vede signor giudice - quasi grida -, questi sono la nostra salvezza".

Tradimento. Il suo viaggio nel passato è un continuo saltare da un anno all’altro. "Il ’94 e il ’95 sono stati anni terribili in cui Di Pietro mi torturava in carcere, nel ’97 la Lega mi voltò le spalle".

Nonostante tutto, dice, "il treno andava, l’azienda produceva, nel 2002 il fatturato era superiore al 2001. Dal ’97 abbiamo guadagnato". Parla di verità, "bisogna avere il tempo di farla uscire, dare voce anche a noi, perché qui combiniamo un errore terribile, storico". Poi Giovanni Consorte. "Dopo Tangentopoli arrivò e mi accusò. Era geloso perché D’Alema mi riceveva prima di lui. Vai via che arriva Donigaglia, aspetta che devo parlare con Donigaglia, gli diceva sempre. Così Consorte si è vendicato".

Potenza. E’ il turno di Egidio Checcoli e di quel suo "grande rifiuto" che secondo Donigaglia e Ricci Maccarini portarò al tracollo trascinando l’azienda in amministrazione straordinaria. "A Ferrara la Lega delle cooperative è il potere più forte che c’è. E’ il braccio destro economicamente del Partito Democratico. Buttarono nel cestino il progetto di Cofiri, volevano far chiudere l’azienda".

Faida politica. Il monologo non si placa. Le bordate sono devastanti: "Avevo una faida politica attorno: Montanari, Ricci e la Barbieri. Mi volevano morto. I commissari? Rinunciarono ai cantieri, mi cancellarono gli interessi di mora, le riserve e tutta l’attività vera dell’azienda. Rinunciarono al 90% delle potenzialità. L’hanno fatta morire, hanno distrutto quello che abbiamo costruito in tanti anni di storia". Singhiozza. "Signor presidente perdoni l’emozione. Avevamo uno squadrone, gente per bene". Gli ex risparmiatori in aula osservano in silenzio. Qualcuno se ne va scuotendo la testa. "E’ sempre la solita storia".