Nicola Bianchi
Cronaca

Terrore in via Coronella, in preda dei ladri per 5 ore: «Se provi a parlare ti violentiamo»

Notte di paura per un anziano di 88 anni e la figlia di 51 anni FOTO

Cristina mentre accarezza l’anziano padre di 88 anni (foto servizio Business Press)

Cristina mentre accarezza l’anziano padre di 88 anni (foto servizio Business Press)

Ferrara, 7 agosto 2015 - Ha  gli occhi terrorizzati Cristina, cammina nervosamente. «Questa notte sono rimasta in cucina, sulla poltrona, a vegliare la porta». Lei, 51 anni ex Os del Sant’Anna, e il padre Giulio Bertelli, 88 anni (FOTOinfermo e costretto alla bombola di ossigeno per respirare, tra mercoledì e giovedì sono rimasti in balìa di quattro banditi per oltre 5 ore. «Dalla mezza alle 5.30 di mattina», dice a più riprese. Da anni vivono al civico 61 di via Coronella, una vecchia abitazione in aperta campagna, con le prime case distanti diverse centinaia di metri. «Quando cala la sera siamo isolati dal mondo. Già il 20 luglio sono venuti i ladri e mi hanno portato via due borse. Ma questa volta è stato terribile...».

Il capo. Una sigaretta dietro l’altra per lo stress. «Mercoledì eravamo ancora a tavola – attacca la donna – nonostante l’ora. Stavamo mangiando il dolce quando d’improvviso ho visto entrare quattro persone». Tre «sicuramente straniere, dell’est Europa», il quarto «italiano». La banda usa una scala trovata nel cortile per entrare dalla finestra del piano di sopra. «Quando li ho visti dalle scale, ci siamo chiusi in cucina, ho provato a chiamare il 113 ma dopo qualche squillo nessuno ha risposto. Loro urlavano: apri questa porta e hanno tagliato i fili del telefono. Avevano grosse pinze da idraulico e uno ha cercato di colpirmi; gli imploravo di non farci nulla, pensavo che ci ammazzassero». I prigionieri vengono dirottati nella stanza accanto, Giulio Bertelli viene fatto sedere sul divano, la figlia davanti su una sedia. «Uno dei banditi, il capo, è rimasto a controllarci, ha aiutato mio padre, gli ha attaccato l’ossigeno mentre continuava a fumare e a dare ordini. Siamo rimasti in quella posizione per cinque ore, ci ha permesso solo di bere un po’ d’acqua».

Anche le mutande. I complici, nel frattempo, mettono le mani in ogni angolo della casa, riempiono borse e valigie. «Hanno portato via tutto: calze, camicie, reggiseni, mutande, lenzuola, casse di acqua, succhi di frutta, asciugamani. Poi 500 euro, la nostra vecchia Fiat Tipo, tutto l’oro e altri oggetti preziosi: 5-10mila euro. Non c’è rimasto più nulla». In tre occasioni, ricorda ancora, sono scappati per poi rientrare qualche minuto più tardi. «Il ‘capo’ gridava: fuori fuori, c’è la polizia. Poi: falso allarme. E tornavano».

Vietato parlare. All’alba, a lavoro finito, il ‘capo’ si è rivolto agli altri tre: «Gli ha gridato di chiedere scusa a mio padre per il disturbo». Diverso l’atteggiamento con Cristina: «Mi ha guardato obbligandomi a non dare l’allarme altrimenti sarebbero tornati per violentarmi con una spranga».