{{IMG_SX}}Ferrara, 28 agosto 2008 - AVEVA UN SOGNO Stefano Melloni: diventare uno dei più grandi magnati della finanza. Ma quel sogno chiamato Patrimonium piano piano l’ha abbandonato facendolo sprofondare sempre di più nel baratro. Con un buco di 130 miliardi delle vecchie lire, dal 1993 di lui, centese doc, non si é più saputo nulla (o quasi). Fuggito portando con sé i soldi di 1840 risparmiatori.
Ma oggi quell’uomo non scappa più: dopo 15 anni di latitanza é stato catturato in Spagna ad Antequera, una cinquantina di chilometri da Malaga. A suonare al campanello della sua villa con piscina, con in mano un mandato di cattura internazionale ai fini estradizionali, sono stati gli uomini della polizia spagnola, spinti dall’Interpol di Roma in stretta collaborazione con i carabinieri della Compagnia di Cento coordinati dalla Procura di Ferrara.
L’ARRESTO Il 31 luglio scorso la sua fuga é definitivamente tramontata ed ora si trova in carcere in Spagna in attesa di essere estradato in Italia dove in tanti lo attendono con molta ansia.
Una storia pazzesca, una notizia ‘bomba’ trapelata nei giorni scorsi da alcuni ambienti bancari, attesa da anni soprattutto dalle migliaia di risparmiatori di mezza Italia che Stefano ha ingannato. Di lui negli anni si é detto ogni cosa, qualcuno si é messo a cercarlo, c’é chi giurò di averlo avvistato negli Stati Uniti, a Santo Domingo, a Cuba, in Spagna. Il suo nome é sempre stato un cruccio per chiunque, tra gli investigatori, abbia cercato di mettersi sulle sue tracce. Hanno scandagliato dappertutto, in Italia e all’estero, ma fino al 31 luglio pareva si fosse volatilizzato.
I carabinieri della Compagnia di Cento, diretti dal capitano Luigi Di Gesù (foto al centro), non hanno mai smesso di seguire le peripezie dell’aspirante magnate e alla fine hanno avuto ragione. Da due anni l’indagine ha avuto una brusca accelerazione quando il Norm guidato dal tenente Carlo Maria Segreto, coordinato dal Pm Mariaemanuela Guerra, ha imboccato la pista giusta riuscendo a localizzare Melloni ad Antequera. Dalla caserma di via Bologna a Cento nessuno però parla, l’ordine tassativo é il silenzio. Interpellato dal Carlino in tarda serata, il comandante della Compagnia Di Gesù non ha nè confermato ma nemmeno smentito la notizia.
IL PROGETTO DI STEFANO «Il crac? Una storia italiana. E’ assurdo vedere il Male da combattere a tutti i costi nei reati finanziari. Diciamolo. La saga di Melloni è soltanto una delle tante storie all’italiana. Da impiegato si è messo in proprio inciampando nelle trappole della burocrazia. E’ la storia di un’Italia dove anche per vendere brustolini davanti allo stadio servono mille e più autorizzazioni». Erano gli anni ’90, gli anni neri di Tangentopoli, e così parlava uno dei legali del bancarottiere centese Stefano Melloni, già latitante. Esattamente da quando la sua società finanziaria, la Patrimonium, fu risucchiata da una voragine da 130 miliardi ai danni di oltre 1800 risparmiatori.
Stefano proviene da un’esperienza di lavoro impiegatizio proprio nel settore del credito; dall’aprile 1986 al settembre dell’88 lavora come procacciatore d’affari per un’interbancaria aprendo un ufficio commerciale a Cento. E’ solo l’inizio del suo piano. Insieme a quelli che in seguito diventano suoi soci, l’imprenditore riesce a costituire la Csf srl. In fatto l’attività svolta dalla società diventa ben presto quella di fiduciaria: i risparmi dei clienti vengono destinati e gestiti in modo diverso dal mandato ricevuto e spesso sono impiegati in investimenti speculativi. Stefano si limita a conferire ai clienti un tasso fisso di rendimento. A partire dal 1988 viene affiancato da Valerio, il fratello, nell’attività finanziaria.
IL TRACOLLO Attorno al ’90 Valerio viene a sapere che esiste un buco di circa 60 miliardi. Eppure conserva il silenzio. Fino a quando, dopo una breve latitanza, si costituisce e decide di collaborare aiutando la Procura a fare le radiografie del gruppo Patrimonium e a tracciare la mappa del tracollo. Si arriverà in tribunale. Il giudice, a pagina 80 nella motivazione nella condanna a 18 anni in primo grado per Stefano Melloni, spiega il meccanismo truffaldino: «Il cliente riteneva di investire il denaro in un’operazione che gli garantiva un tasso fisso. Di fatto effettuava però un prestito fruttifero ai fratelli centesi. Il denaro raccolto veniva infatti gestito in diverse operazioni speculative soggette alle sensibili oscillazioni del mercato». L’errore dei Melloni, che dando seguito a questo disegno scellerato hanno via via depauperato il patrimonio.
LA FUGA E’ la fine. Il 29 marzo 1993 Stefano e Valerio Melloni si allontanano da Cento e scappano a Lugano, in Svizzera. E’ qui che il primo «estingue un conto bancario ritirando circa due miliardi e mezzo». E salta fuori anche un passaporto falso che il centese utilizza per fare perdere le tracce. Del superlatitante Stefano Melloni, ricercato in tutto il mondo dall’Interpol, non si hanno tracce fino al 1996 quando — dopo una prima cattura — a Malaga in attesa dell’estradizione scappa una seconda volta. Da allora il buio totale. I suoi dati compaiono in aula nel 2000 quando é condannato a 18 anni, pena ridotta a 10 perchè la prescrizione ha cancellato con un colpo di spugna quasi tutte le truffe. Ma quella che raccontiamo oggi é una storia diversa come diverso era il grande sogno di Stefano, definitivamente tramontato.
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