Fermo, 6 ottobre 2011 - L’hanno caricata in macchina con l’inganno e poi, dopo averla condotta in un luogo appartato, l’hanno stuprata per tutta la notte.
Lo sconcertante fatto risale a qualche settimana fa, ma è emerso soltanto in questi giorni, quando la vittima, una giovane di Porto Sant’Elpidio, ha trovato il coraggio di denunciare l’accaduto alla polizia.
Una storia inquietante che ha inizio in una notte di fine estate quando due uomini residenti nella provincia di Macerata, si recano lungo la costa per una scorribanda. Probabilmente i due sono in cerca di divertimento, forse neanche loro sanno che finirà così. Sta di fatto che “rimorchiano” la ragazza e la invitano a salire in macchina. Sarà solo l’inizio di una lunga notte da incubo, in cui la vittima dei due aguzzini subirà violenze di ogni tipo.
Lei inizia ad intuire qualcosa quando il conducente dell’auto si dirige verso un luogo isolato. Ormai, però, è troppo tardi: la giovane è già caduta irreparabilmente nella trappola tesa dai due uomini. Lei prova a ribellarsi, ma in cambio riceve schiaffi e pugni, che la rendono inerme e forzatamente docile. Inizia lo stupro a turno, fino a quando la ragazza perde i sensi.
Si risveglia poco dopo e vede una persona che si allontana dall’auto: i suoi due aguzzini, però, sono ancora lì e la sottopongono nuovamente a sevizie ed abusi sessuali di ogni tipo. Botte e stupri si protraggono fino all’alba, quando i due decidono di abbandonare la giovane per tornarsene nelle loro case. Tutto ciò non prima di minacciarla di morte per farla stare zitta: “Se parli di quanto accaduto con qualcuno ti ammazziamo: sappiamo dove venirti a cercare”. Una minaccia che sortisce l’effetto voluto solo per qualche giorno. La vittima infatti, dopo aver parlato di quella notte da incubo con un’amica, decide di denunciare lo stupro.
La Procura della Repubblica apre subito un fascicolo e scattano le indagini per identificare gli autori della violenza. Gli inquirenti partono da un dato fornito dalla vittima: i due hanno detto di essere del Maceratese e, in effetti, secondo la testimonianza della ragazza, avrebbero anche un’inflessione di quei posti. La giovane parla anche di un presunto terzo complice: la persona vista allontanarsi dall’auto.
L’avvistamento, però, potrebbe non essere attendibile, in quanto avvenuto in uno stato di semi incoscienza. Altro elemento raccolto dagli investigatori è il tipo dell’auto usata dagli stupratori e tre numeri della targa. Già, tre numeri che condurrebbero verso il presunto titolare del mezzo: un uomo della provincia di Macerata. Il mistero è ancora fitto, ma gli inquirenti sono sicuri di essere sulla giusta strada.
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