Cesena, 9 settembre 2016 - «Warning (avvertimenti; ndr) del genere, in operazioni di questo tipo, sono di routine». Ma la diga di Mosul è presidiata e la zona, al contrario di quanto vuol fare credere il califfato iracheno, è sempre più in mano alle forze di coalizione. A ridimensionare l’allarme lanciato ieri da Wikilao, sito web specializzato in temi di sicurezza e difesa, è lo stesso ministero della Difesa. Non ufficialmente, ma attraverso l’agenzia Adnkronos che tramite fonti interne ha ottenuto qualche rassicurazione per gli italiani presenti a Mosul pronti a partire con i lavori per la diga. I dipendenti del colosso Trevi, quindi, sono al sicuro, a quanto dicono i militari.
Ovvio, è impossibile negare la presenza di forze armate dell’Isis nella zona, dato che Mosul è considerata la ‘capitale’ irachena dello Stato islamico, ma «gli allarmi sono quotidiani, la cosa importante è che i servizi della coalizione siano pronti a intervenire». I militari continuano dicendo che «non si sottovalutano i rischi e tutte le misure di prevenzione sono operative». Quelle misure che hanno portato a stanziare, in quella regione, un contingente di ben 500 militari italiani, che supporteranno e difenderanno in questi mesi i civili presenti. I lavori alla diga non sono ancora iniziati, ma tra poche settimane tutto partirà come previsto, senza interruzioni.
Intanto, a gettare acqua sul fuoco rispetto all’allarme lanciato ieri che parlava del «più grande attentato mai progettato in zona irachena» sono anche le notizie internazionali. Le milizie curde irachene hanno strappato all’Isis altri 11 villaggi nella piana di Ninive a sud e a sud-est di Mosul, la ‘capitale’ irachena dello Stato islamico. Lo riferiscono fonti militari curde citate dal quotidiano Al Sabah a Jadid. Ghazwan al Dawudy, membro del consiglio provinciale di Ninive, ha detto che le forze curde puntano ora sul villaggio di Salamiya, 25 chilometri da Mosul.
Secondo le stesse fonti militari, all’offensiva, cominciata mercoledì, prendono parte milizie curde Peshmerga insieme a formazioni di volontari cristiani addestrati da americani ed europei che dovranno contribuire al controllo di parte del territorio dopo la cacciata dell’Isis.
Anche gli Usa credono che la regione sia destinata a tornare in mano alla coalizione. La sconfitta finale dell’Isis nel suo bastione libico di Sirte è a portata di mano e le ultime resistenze «saranno eliminate in tempi brevi». Parola del segretario Usa alla Difesa, Ash Carter, ospite ieri a Londra del britannico Michael Fallon per una conferenza sul «peacekeeping». Carter ritiene invece questione di «alcuni mesi» la caduta dei jihadisti a Mosul, in Iraq, e a Raqqa.