Cesena, 15 dicembre 2016 - La mazzata è inaspettata ed è arrivata alle 19,30 di ieri. Nicola Dalmonte, il promettente 19enne esterno del Cesena, è stato squalificato per 14 mesi per doping dopo l’assoluzione in primo grado. La sospensione è immediata e durerà fino al 20 settembre prossimo. Il ragazzo infatti era stato sospeso il 3 maggio scorso e fermo in estate cinque mesi.
Il pesante verdetto è stato emesso ieri a Roma dalla seconda sezione del Tribunale Nazionale Antidoping del Coni dopo due ore di duro dibattimento. E’ stato accolto il ricorso della Procura Federale che si era opposta alla sentenza della prima sezione del Tna che il 26 settembre scorso aveva assolto il calciatore per un vizio di forma riconoscendo anche la tesi dell’avvocato Mattia Grassani che puntava sulla buona fede dell’atleta nell’assumere quella pomata per i piedi datagli dalla madre.
Nicola Dalmonte risultò positivo al Clostebol Metabolita (un anabolizzante) nei controlli di routine dopo Pescara-Cesena del 15 aprile scorso; rimase in panchina. La Procura Federale chiese subito due anni di stop, durante la prima udienza 18 mesi.
Il ragazzo venne immediatamente sospeso dall’attività in attesa del processo. Così ha scontato già una parte della pena. Ieri è stato anche condannato al pagamento delle spese processuali, 350 euro.
Amareggiato e incredulo il patron Giorgio Lugaresi: «Faccio fatica a trovare le parole, tutti hanno capito cosa sia successo tranne questa sezione del tribunale. Sono desolato, il ragazzo era in buona fede, non voleva certo alterare la prestazione sportiva. Penso all’uomo prima che al calciatore. Certo è un danno tecnico ed economico importante anche per la nostra società. Valuteremo con i legali se poter ricorrere, percorremo ogni strada possibile».
L’unica sarebbe la Corte Arbitrale dello Sport di Ginevra. Ieri a rappresentare la Procura il capo della sezione antidoping Tammaro Maiello. Sono stati ascoltati a favore della difesa il padre di Dalmonte e il medico sociale del Cesena Paolo Bazzocchi. L’avvocato Mattia Grassani prima della sentenza aveva parlato di un ‘dibattimento duro, tutto può succedere’. E’ accaduto il peggio.