Bologna, 8 novembre 2015 - ‘IL POEMA dei lunatici’. Il libro delle fantasticazioni. Storia naturale dei giganti, dove il protagonista, studioso di queste creature, matura il crescente desiderio di trasformarsi in un extraterrestre per punire tutti coloro che hanno avuto commerci sessuali con la giovane di cui è invaghito, finendo per cadere nella truffaldina promessa di un reale (e fasullo) sbarco degli extraterrestri. L’alieno come giustiziere? Possibile.
Sono, quelli sopra, tre dei libri più noti di Ermanno Cavazzoni, narratore, saggista, docente universitario, curatore con Jean Talon della collana Compagnia Extra, edita da Quodlibet. E nelle loro pagine il clima della fantascienza ha già un disegno. «E’ un campo attraente sia nel cinema che nella letteratura», afferma l’autore, «basta pensare a E.T. e a Bradbury, a Philip K. Dick e al suo romanzo che ha ispirato Blade Runner, un film forse più bello dell’opera originale». Chiaro che Cavazzoni ha un buon rapporto con gli alieni. Vediamo.
Che momento è per gli extraterrestri?
«Molto buono. Occupano lo spazio lasciato dalle apparizioni religiose, durate secoli e nettamente diradatesi nel ’900. Del resto, i poemi cavallereschi, la letteratura medievale e le ‘Storie’ di Erodoto, solo per fare qualche esempio, brulicano di draghi, di amazzoni, di mostri, di esseri strani».
Ma degli Ufo che cosa pensa?
«E’ una questione che dura dal 24 giugno 1947, casualmente il mio anno di nascita. Fu allora che volando sul territorio dello Stato di Washington, il pilota civile Kenneth Arnold scorse, o ritenne di scorgere, 9 oggetti rotondi che procedevano a sbalzi, come se avanzassero sull’acqua».
Lei ci crede o no?
«Da allora sono stati dichiarati migliaia di avvistamenti, verificati dagli investigatori e dai servizi, ma in nessun caso sono risultate prove o tracce. L’alieno sceso dal suo disco può aver rubato un falcetto o alcuni conigli al contadino che l’ha visto, ed è sparito nel nulla. Se poi mi imbatto nella mistica degli alieni, esaltati come divinità più potenti e dotate di noi, il mio scetticismo aumenta».
Lo stesso vale per gli Ufo?
«Sono punti luminosi nel cielo. C’è una tradizione antichissima. Si narra che la notte prima della battaglia di Farsalo, lo scontro decisivo tra Pompeo e Cesare, nel 48 avanti Cristo, il cielo si riempì di luci a favore della vittoria di quest’ultimo».
Come si spiega, allora, la popolarità dell’argomento?
«Ho già accennato al tramonto delle apparizioni religiose. Ma vi è anche il desiderio di non essere soli, la voglia che ci sia qualcos’altro nel nostro futuro, che l’universo abbia un senso. Si ricorda la canzone Extraterrestre, composta una quarantina d’anni fa da Eugenio Finardi? E’ la storia di un uomo che cerca di stabilire un contatto con il cosmo».
C’entra anche il tramonto della centralità dell’uomo nella storia e sul pianeta?
«Anche le ideologie di progresso hanno avuto un tracollo. Io direi che le visioni degli alieni prendono il posto dei pensieri ultraterreni. Sarebbe meraviglioso incontrare un alieno dalla saggezza infinita. Inoltre, se la vita intelligente fosse sparsa nell’universo, e non limitato solo alla Terra, vorrebbe dire che noi diventeremmo la manifestazione principe della forza pensante dell’universo. Altrimenti l’umanità si sentirà isolata, tenterà invano di conquistare Marte (un pianeta intorno su cui si è allargata la teoria del complotto, tipica dell’ambiente ufo, poiché sarebbero stati dei missili lanciati da là a bloccare le spedizioni) e alla fine sparirà. Disperante».
Il sogno sopravvive. Si ripensa, ancora nella Storia naturale dei giganti, al Gigante Filosofo, che «guarda in cielo, speranzoso che nel mondo accada qualcosa oltre che nevicare, venire sereno, vedere la luna di giorno, vedere le nuvole, illudersi eccetera».
Un po’ sottovoce, Cavazzoni dice che sta lavorando sulla fantascienza. Avevamo qualche dubbio?