ANDREA MAIOLI
Bologna

Chaplin, torna in sala 'Il Grande Dittatore'. Ma lui sognava di interpretare Napoleone

Il restauro è curato dalla Cineteca di Bologna, e arricchito da un dvd con contenuti speciali FOTO Immagini dal set VIDEO Il trailer

Charlie Chaplin , 'Il grande dittatore'

Charlie Chaplin , 'Il grande dittatore'

Da lunedì 11 gennaio la Cineteca di Bologna porta in sala e in dvd il nuovo restauro di “The Great Dictator” (Il grande dittatore), la parodia di Adolf Hitler creata nel 1940 da Chaplin, monito contro ogni dittatura, con cui l’attore lanciò al mondo il suo messaggio di pace all’alba della Seconda Guerra Mondiale.

Il messaggio potrà essere ascoltato dalla sua vera voce: il film sarà distribuito nella versione originale inglese con sottotitoli.

Il dvd sarà arricchito da un booklet e dal documentario “Chaplin ritrovato: Il grande dittatore”, che raccontano i molti retroscena della realizzazione del film. Tra queste, le indicazioni di regia a Paulette Goddard: «Bisogna raggiungere la poesia. Il realismo è soltanto un mezzo».

 

Bologna, 8 gennaio 2015 - Prima del Grande Dittatore (Hitler naturalmente, ma rivisto è impossibile non trovare inquietanti affinità con odierni califfati) c’è stato un altro dittatore nell’orizzonte di Charles Chaplin: Napoleone.

Lunedì torna a uscire nelle sale “Il grande dittatore” restaurato dalla Cineteca di Bologna, che è a capo del progetto di recupero di tutti i materiali chapliniani. A corredo anche un bel cofanetto dvd dove tra gli extra c’è proprio un focus dedicato al progetto Napoleone.

Progetto che però non ha mai visto la luce e dovremo solo spingere la fantasia a immaginare cosa sarebbe diventato il piccolo grande eroe di Francia nelle mani del piccolo grande genio del cinema. 

Se la storia del cinema è costellata di buoni propositi, di grandi idee irrealizzabili, di “si dice” non sorretti da prove, nel caso del Napoleon-Chaplin le prove ci sono,  e giacciono appunto nei forzieri climatizzati della Cineteca di Bologna. Documenti, fotografie, lettere, testimonianze. Come per il “Viaggio di G. Mastorna” di Fellini, anche in questo caso potremmo dire: il film più famoso nella storia del cinema mai realizzato. Dove il mai significa letteralmente “mai”.

«Per almeno 20 anni Chaplin inseguì il sogno di questo film – racconta Cecilia Cenciarelli, responsabile dal 2002 del Progetto Chaplin per la Cineteca –. E non doveva essere un film comico, anzi. Il colpo di fulmine lo ebbe nel 1931 con la lettura di un libro su Napoleone a Sant’Elena. Lo script che noi abbiamo è quello scritto a quattro mani con John Strachey, ma già nel 1933 abbiamo testimonianza di uno script firmato con Alistair Cooke. E più in meno a quegli anni risalgono filmini e fotografie con lui vestito da Napoleone». 

Charlie Chaplin nei panni di Napoleone (copyright Roy Export Company Est)Nelle vecchie fotografie che escono dai raccoglitori, la conferma di un film che non doveva soltanto essere “comico”: la postura è quella che l’iconografia ci ha consegnato, ma gli occhi, quegli occhi guardano lontano come se volessero abbracciare e conquistare il mondo e quello sguardo è velato di una insopprimibile malinconia ombreggiata da un lampo di follia.

Il Napoleone inseguito da Chaplin, in una delle tante versioni, doveva sdoppiarsi, doveva esserci un gemello che si sarebbe rivelato pacifista.  Si sarebbe dovuto giocare sul doppio speculare, così come – guarda il caso – nel “Grande dittatore” Chaplin è sia il pazzo Adenoid Hynkel sia il Vagabondo. Due volti identici, due storie diverse.

«Lavorò per moltissimi anni a questo progetto, in maniera alterna – svela Cenciarelli –. Nei filmini amatoriali che abbiamo in Cineteca una volta su due Chaplin gioca a fare Napoleone».

Una vera ossessione, un’ossessione che a quanto pare colpisce i grandi della celluloide. Come Stanley Kubrick: anche lui inseguì invano Napoleone e solo la morte improvvisa mise la parola fine definitiva al progetto. Kubrick diventò un collezionsita di memorabilia napoleoniche, studiava le armi, le strategie di battaglia, le uniformi.

Chaplin, nella villa svizzera di Vevey dove si era ritirato negli anni Cinquanta dopo la fuga dagli Stati Uniti, raccoglieva memorabilia napoleoniche. Nel suo staff figurava anche un esperto incaricato di ordinare e catalogare copricapi, uniformi, guanti, lettere.

Anche l’ossessione di Chaplin parte da lontano: le radici pare affondino addirittura nei sordidi vicoli della Londra del 1890 attraversati dal giovanissimo e poverissimo Charles Chaplin. Sua madre – la madre che morì pazza – nutriva già una (insana?) ossessione per l’imperatrice Giuseppina Bonaparte e proprio la figura di Giuseppina fu lo spunto per un primisimo trattamento affidato alla musa Edna Purviance.

Chaplin inseguì Napoleone per anni e anni. E non lo incontrò. Ma bastò cambiare la divisa, l’epoca storica, il tono ed ecco spuntare un grande dittatore che solo una risata ha potuto seppellire.