Cadriano (Bologna), 24 gennaio 2014 - Sciopero di 24 ore, fino alla dalla mezzanotte di questa sera, per i lavoratori della logisitica di tutta la provincia di Bologna: lo hanno proclamato i SiCobas, “in solidarietà ai facchini licenziati dal consorzio Sgb (appalto Granarolo-Ctl e Cogefrin)” che ieri, “insieme ad altri lavoratori appartenenti alla nostra organizzazione ed ai solidali - recita un comunicato del sindacato - sono stati ripetutamente caricati dalle forze dell’ordine davanti al magazzino Granarolo-Ctl di via Cadriano”.
Polizia e carabinieri “hanno fatto più volte uso di gas urticante, del tipo spray al peperoncino, sui lavoratori sdraiati sotto ai camion per impedirne il passaggio - raccontano i SiCobas - e hanno fatto uso non solo dei manganelli durante le cariche, ma anche di pugni sul viso di lavoratori e solidali”. Al sindacato di base parla di “un lavoratore ferito al naso e all’occhio per un pugno ricevuto, un facchino con un dito lussato, uno studente con una ferita da manganello sulla testa e molti contusi”. Non solo. Sempre i SiCobas affermano che “una ventina di dipendenti Ctl hanno attaccato con calci e pugni cinque facchini che stavano presidiando un piccolo cancello alla presenza di alcuni carabinieri, che in maniera assolutamente grave, non sono intervenuti”.
Durante i blocchi, poi, “sono state fermate e portate in Questura quattro persone”, per due delle quali “è ancora in corso il fermo”, ma il sindacato ne chiede il rilascio “perché è intollerabile che chi sciopera per i propri diritti e per un salario dignitoso venga fermato e trattenuto”. Inoltre, “chiediamo venga convocato immediatamente un tavolo di trattativa in Prefettura con i soggetti coinvolti, per la ricollocazione dei 42 facchini licenziati e per il rinnovo della cassa di integrazione ormai scaduta”, è l’appello dei SiCobas.
Il sindacato, infine, afferma che “si rafforza la campagna nazionale che sfocerà in un prossimo sciopero nazionale del settore”. Sulla situazione che si sta vivendo a Cadriano interviene, con una nota, anche Crash: “Tutti gli episodi di violenza e brutalità” subiti dai facchini “sono stati filmati e circolano in rete”, scrive il centro sociale, chiedendo “l’immediata liberazione dei due operai arrestati” e promettendo “mobilitazione in tutta la città per il loro rilascio”. Infine, Crash conferma “la preparazione di una giornata di boicottaggio internazionale contro Granarolo da fissare nei prossimi giorni”. Sul profilo Facebook della campagna “Scarichiamo Granarolo”, si riferisce che il presidio è ancora in corso: “Siamo sempre davanti all’azienda della mucca dello sfruttamento a lottare, oggi come ieri. Portate la vostra solidarietà venendo a trovarci”.
Nel frattempo, la Granarolo ha deciso di acquistare una pagina sui quotidiani locali di oggi per inviare una lettera aperta alla città. In questi giorni, “ancora una volta la produzione è andata persa perché il latte dei nostri allevatori è rimasto nelle cisterne, bloccate - scrive l’azienda - da un gruppo di 30 persone”. Alla Granarolo “non è in atto nessuna vertenza sindacale, nessuno dei nostri lavoratori sta scioperando contro la nostra azienda - prosegue la lettera - e chi staziona in queste ore davanti ai nostri cancelli non ha niente a che fare con noi”. Viste le “ingiuste violenze subite”, la Granarolo ha dato mandato ai propri legali di agire per il risarcimento dei danni e “parliamo di cifre ingenti”. L’azienda, infine, si appella alle istituzioni “per porre fine a questo stato di cose”.
No direttissima per i due lavoratori fermati
Nessun processo per direttissima ai due manifestanti arrestati ieri nel corso delle proteste davanti alla Granarolo. Il timore era quello di replicare nel Tribunale di Bologna, e dunque in pieno centro, gli scontri che si sono verificati piu’ volte davanti ai cancelli dell’azienda. Dunque per i due, accusati di resistenza e lesioni, ora bisognera’ aspettare la convalida dell’arresto da parte del gip: una scelta processuale che servira’ anche ad approfondire la dinamica dei fatti. “Abbiamo decine di procedimenti pendenti per i blocchi - fa sapere il procuratore aggiunto Valter Giovannini - le Forze dell’ordine e la Procura non possono che applicare la legge, anche se il problema non si risolvera’ sul piano dell’ordine pubblico o per vie giudiziarie”.
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