FEDERICO DEL PRETE
Politica

Elezioni 4 marzo, il Movimento sfonda nelle periferie / FOTO e VIDEO

Ma il centro storico e i colli rimangono fedeli al centrosinistra. Bene la lista Bonino

Il maltempo non ha danneggiato l’affluenza: è stata del 75,9%

Bologna, 6 marzo 2018 - Il Movimento Cinque Stelle che sfonda nelle periferie più popolari, il centrosinistra che tiene (anzi, in alcuni casi guadagna) nel centro storico e nelle aree più borghesi, Lega e Forza Italia che crescono (non moltissimo) in maniera omogenea in tutta la città. L’istantanea è a caldo, poche ore dopo la chiusura dei seggi, ma consegna un’immagine piuttosto fedele di come abbia votato Bologna. «Qui siamo andati controcorrente, ma scordatevi di dire che siamo una roccaforte», l’analisi del sindaco Virginio Merola, che questo trend negativo l’ha già vissuto due anni, quando al primo turno delle Comunali si fermò sotto il 40%. Sembrava un disastro, oggi sarebbe un trionfo.

Periferie. Non c’è storia. Il M5s ha sbancato in tutte le aree più popolari, sfondando rendite di posizione in crisi da tempo. A Santa Viola è al 27,3%, in zona Lame al 27,8%, a Borgo Panigale al 26,6%, alla Barca al 24,4%, in Bolognina, Corticella e San Donato sopra il 25%. Il Pd si mantiene primo partito, seppur con flessioni importanti rispetto alle comunali di due anni fa: -9% alla Barca, -8% a Borgo Panigale, -9% in zona Lame e Santa Viola, -8% a San Donato. Facile riportare questi risultati al malessere dovuto a microcriminalità e immigrazione incontrollata. I voti persi dai dem sono stati recuperati solo in parte da Liberi e Uguali che in periferia ha preso meno che nel centro. Immaginando un travaso importante verso i grillini, chissà che qualche preferenza non sia finita anche nel centrodestra, dove la Lega ha doppiato Forza Italia con punte del 14,2% a Borgo Panigale e del 13,9% in Bolognina.

L’élite. È stata l’autocritica del sindaco: «Abbiamo perso, perché la gente ci percepisce un’élite». Forse basta un dato per confermarlo: i colli sono l’unica zona in cui i dem hanno aumentato la propria percentuale, salendo dal 23,2 al 24,8%, con la lista di Emma Bonino che ha sfiorato la doppia cifra. In generale, in tutto il centro storico il centrosinistra ha tenuto, mentre l’avanzata del M5s è stata molto più blanda. In zona Galvani il Pd ha preso il 24,5% (era al 26,2), con la Bonino all’11,7%. Trend simile in Irnerio: Pd al 24,8, Bonino al 10,4%, M5s fermi al 16,9 con FI che vince di poco sulla Lega. Indicazioni chiare: nelle aree più ricche il voto di protesta non sfonda. Come in Marconi (Pd al 25,1%, Bonino al 13,3% e Cinque Stelle al 17,6%) e in Murri (Pd al 28,3%, Bonino all’8,4%, M5s al 17,1%).

La sinistra. Nonostante tutto, la maggioranza di sinistra c’è ancora. Al netto, però, di divisioni che oggi sembrano inconciliabili. Sommando i voti al Senato presi dal centrosinistra (34,9%), Leu (10,6%), Potere al Popolo e gli altri partiti comunisti (circa il 3,6%), si arriva attorno al 50%, doppiando anche un centrodestra fermo al 26% e un M5s pur sempre al 22%. Insomma, in un vento nazionale che sembra mettere a repentaglio l’esistenza stessa di un’area progressista, sotto le Due Torri, pur tra mille difficoltà, quella stessa tradizione ancora continua a essere maggioranza.

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