Bologna, 10 gennaio 2017 - Prima Ivano Marescotti, ora Paolo Maria Veronica. Continua la luna di miele tra il mondo artistico bolognese e il Movimento 5 Stelle in vista delle prossime elezioni politiche di marzo. Se l’attore romagnolo, radicato storicamente a sinistra, si è limitato ad assicurare il suo voto ai grillini, non senza creare scalpore, Veronica – che ha conquistato il grande pubblico in coppia con Roberto Malandrino – ha fatto un passo in avanti: si è autocandidato alle Parlamentarie del Movimento. E, come tanti aspiranti rappresentanti del popolo, ora si sottoporrà al voto on line dei militanti che, tra una decina di giorni, sceglieranno la squadra definitiva dei pentastellati per Camera e Senato.
Ma quello di Veronica non è l’unico nome del mondo dello spettacolo bolognese che ha deciso di schierarsi con i grillini. Anche il regista Matteo Vicino, 45 anni, autore di Young Europe, Outing. Fidanzati per sbaglio e del recentissimo Lovers (che ha vinto diversi premi internazionali negli ultimi mesi), farà la sua parte, pur senza candidarsi. “Cercheremo di dare una mano soprattutto dal punto di vista comunicativo – spiega Vicino – Nel cast del mio ultimo film c’è anche Marescotti: abbiamo avuto modo di parlare molto nel corso delle riprese, e condivido tutto quello che ha scritto su Facebook l’altro giorno”.
Dubbi sulla sua scelta Vicino non ne ha: “Il M5s deve farsi le ossa su tante cose, ma è l’unica alternativa possibile per muovere un po’ le acque in questo momento ed è giusto dargli fiducia. Questo è stato l’anno peggiore del cinema italiano per qualità delle pellicole e, ahimé, la distribuzione cinematografica funziona solo politicamente, con registi e produttori legati al Pd e allo stesso, unico, sistema. Forse il mondo della cultura italiana sta capendo che bisogna allargare un po’ le possibilità e le vedute. D’altronde non sappiamo cosa potrà accadere con il nuovo al governo, ma sappiamo benissimo cosa è successo con il vecchio. è ora di dare una scossa, altrimenti l’Italia è finita”.
“Chi meglio di un comico può dare una mano al Movimento 5 Stelle, che da un comico è stato fondato? E allora mi sono detto di provarci, sapendo che le probabilità di farcela sono lo zero virgola zero. Perché c’è gente molto più in gamba e molto più attiva che lavora da anni per il Movimento e che merita di essere eletta" Paolo Maria Veronica, 59 anni, una vita tra teatri e tv, si è autocandidato alle Parlamentarie.
Che succede nel mondo dello spettacolo bolognese? “Questa città è un po’ una cartina tornasole di quello che accade nel resto del Paese. D’altronde come si dice? Bologna docet”.
E cosa insegna, oggi? “Che la pigrizia, la mancanza di fantasia ed energia mi hanno stufato. E che certe esperienze vissute negli ultimi anni mi hanno fatto arrabbiare e capire che c’è bisogno di cambiamento”.
Gli artisti si sono sempre sentiti molto vicini alla sinistra. “Sì, ma parliamo di trenta-quarant’anni fa. Quando c’era una sinistra molto più grintosa, non una sinistra simile, anzi identica, alla Democrazia Cristiana. Prendiamo Bologna: abbiamo visto cosa è stata questa città dal punto di vista culturale nei decenni precedenti, quando era governata da una vera sinistra, e come sia decaduta nel corso degli ultimi anni”.
Perché scegliere i grillini? “È un gesto d’affetto per Movimento e per la sua storia. Il Movimento mi sta simpatico perché lo prendono in giro tutti, perché è sempre massacrato. E io ho sempre avuto un debole per i più deboli. Non potrà risolvere tutto, ma in questo momento è l’unica risposta plausibile rispetto a tutto quello che avviene. In più è composto da giovani, ed è una cosa fondamentale”.
È la prima volta in politica? "No, tantissimo tempo fa, avrò avuto vent’anni, a Novara, la mia città natale, fui candidato per il Pci alle Comunali".
Bilancio finale? “Ben centouno voti! (ride)”.
Qualche esperienza almeno ce l’ha. E uno slogan? “Ma no, prendo questa avventura con grande ironia. Però alcune cose che mi premono ci sono”.
Del tipo? “Dare un contributo sulle questioni che riguardano il mio lavoro e la mia vita, ad esempio sulla scuola secondaria”.
Cosa le manca? “È vecchia, non si relaziona con i giovani. Poi cultura e spettacolo”.
In particolare? “Vorrei che si facesse un po’ luce sul meccanismo di finanziamento dei teatri e degli enti lirici, anche qui da noi”.
Sogno nel cassetto? “Se potessi diventare direttore generale della Rai...”.
Cosa farebbe? “Andrei lì e li caccerei tutti, dal primo all’ultimo”.
Li aprirebbe come una scatoletta di tonno. “Sarebbe il mio sogno, poter andare lì e dire, come Totò: ‘Fuori, andate via!’”.