Bologna, 1° ottobre 2010 - La stragrande maggioranza degli Atenei italiani non sarà in grado di pagare gli stipendi a docenti e personale, se i tagli al Fondo di finanziamento ordinario resteranno quelli annunciati. L’allarme lo lancia Ivano Dionigi, rettore dell’Alma Mater di Bologna, che questa mattina ha convocato la stampa a Palazzo Poggi per fare il punto dopo la settimana di riflessione sulla riforma Gelmini e sulla situazione dei ricercatori. Inevitabile, però, che si parli di bilancio, visto che il taglio di 1,1 miliardi di euro all’Ffo deciso dal Governo per l’Ateneo felsineo si traduce in 60 milioni di euro in meno nel 2011. Una sofferenza che l’Università di Bologna può superare, al contrario di altri Atenei.
“Con questi tagli- afferma Dionigi- il 75% delle Università non potrebbe più pagare gli stipendi ai docenti e al personale”. Il rifinanziamento degli Atenei, e dell’Alma Mater in particolare, “è vitale- afferma Dionigi- perché altrimenti si pregiudicano servizi essenziali e funzioni, ed è dovuto perché là dove si proclama il merito si sa anche che l’Alma Mater è un Ateneo sano, virtuoso e competitivo, il primo in Italia”. Però, aggiunge il numero uno dell’Ateneo felsineo, “il compito del rettore però non è piangere o ridere, ma capire e governare”.
Dunque, “agiremo secondo il principio di realta’”. L’auspicio di Dionigi è che le maggiori risorse annunciate nei giorni scorsi dai ministri Giulio Tremonti e Mariastella Gelmini siano davvero assegnate alle Università italiane. “Vedremo il provvedimento- rimane in sospeso il rettore dell’Alma Mater- poi ognuno si assumera’ le sue responsabilità”.
In ogni caso, aggiunge, “chi deve sapere sa”. Certo, sottolinea Dionigi, “più di quanto ha fatto Giorgio Napolitano nessuno puo’ fare”. Il riferimento è alle parole del presidente della Repubblica, che nei giorni scorsi ha esortato a non tagliare risorse al sistema universitario e delle ricerca. “Martedi’ a Parigi- racconta Dionigi- dove la Sorbona ha consegnato una laurea honoris causa a Napolitano, ho parlato molto di Università con il presidente. Mi ha detto che si puo’ tagliare dappertutto, ma non si puo’ togliere neanche un euro agli Atenei”. Per cui, chiosa il rettore di Bologna, se le promesse di maggiori risorse da parte del Governo “arriveranno a destinazione, gran parte del merito sara’ di Napolitano”.
SI TORNA IN AULA
E ora si torna in aula. Finisce oggi la settimana di riflessione sulla riforma Gelmini e la condizione dei ricercatori, indetta dall’Alma Mater di Bologna. Dalla settimana prossima le lezioni, in molti casi sospese, torneranno regolari. E il rettore dell’Ateneo felsineo, Ivano Dionigi, confida che i ricercatori facciano un passo indietro rispetto al blocco della didattica, la forma di protesta scelta contro il decreto Gelmini. Non lo dice chiaramente, ma il messaggio è quello. “Astenersi dalla didattica è nei loro diritti- afferma Dionigi- i corsi partiranno e i presidi stanno studiando le soluzioni in autonomia e responsabilita’”. E’ proprio al “senso di responsabilità e di appartenenza” dei ricercatori che il rettore si appella un’altra volta, assicurando però che “nessun preside mi ha parlato di bandi” per sostituire i ricercatori che non faranno lezione con docenti a contratto.
“Si agirà empiricamente”, spiega Dionigi, ovvero caso per caso: “Saranno i presidi a decidere, vedendo quali insegnamenti spostare”. Del resto, “ci sono Facoltà in grado di partire al 100% e altre, come Farmacia, che hanno deciso di rinviare di un’altra settimana le lezioni”. A Lettere, invece, i ricercatori sembrano orientati a tornare in aula. Dal canto suo, manda a dire Dionigi, “il rettore confida nella massima disponibilità perché giova alla causa di tutti”. Non lo vuole chiamare appello, ma il numero uno dell’Alma Mater si rivolge direttamente ai ricercatori, oggi in conferenza stampa, chiamandoli “miei colleghi: non sono solo elettori del rettore e docenti fondamentali per l’Ateneo”. L’auspicio, afferma Dionigi, è che “tutti convergano all’unità”.
“Il punto fermo resta il diritto allo studio- insiste Dionigi- che i ricercatori hanno sempre riconosciuto e riaffermato”. Il rettore cita un dato: “Fino a ieri alle triennali abbiamo avuto un aumento del 5% delle immatricolazioni, rispetto al 30 settembre 2009. L’anno scorso ci sono state 186 lodi, quest’anno 288”. Il rettore dell’Alma Mater si dimostra comunque contento per l’esito della settimana di riflessione. “E’ stata tonica e positiva- valuta Dionigi- non è stata di certo una settimana di contrattazione. E’ stato importante aver incontrato migliaia di studenti, soprattutto le matricole, perche’ sono loro i migliori messaggeri. La settimana ha voluto avere un significato altamente simbolico”, aggiunge Dionigi, anche perché l’inizio delle lezioni era spalmato tra il 20 settembre e il 18 ottobre.
“Gran parte del merito è dei ricercatori se la situazione dell’Università ha avuto tanto risalto- continua il rettore- si è capita la complessità del sistema, al di là della questione dei ricercatori che rimane comunque un’anomalia, perchè sono assunti a tempo indeterminato ma non vedono riconosciuto il loro status e non hanno certezze perche’ la loro categoria e’ considerata ad esaurimento; fanno didattica fondamentale per l’Ateneo ma alla quale non sono tenuti; rischiano di essere considerati corporativi ma pongono un problema generale per tutta l’Universita’; la loro giusta causa si scontra con il diritto degli studenti”.
Il rettore spedisce un ringraziamento “a tutti”, perche’ e’ stato fatto “qualcosa di positivo” e non si e’ ceduto invece a “banali polemiche”. In particolare Dionigi ringrazia i presidi, che “hanno mantenuto un atteggiamento sempre unanime in Senato nonostante crescessero i problemi”: hanno agito con “autonomia responsabile”, alle prese con una “quotidianità difficile”.
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