Alessia Gozzi
Economia

Golinelli e la fabbrica delle idee: "Punto sui giovani"

Sabato a Bologna inaugurerà l’Opificio, la cittadella per la conoscenza che ospiterà le principali attività della Fondazione Golinelli, e scatterà il progetto Opus 2065: dotazione di 30 milioni di euro

Marino Golinelli,  imprenditore e mecenate bolognese: 95 anni di idee dalla nascita e dell’Alfa Wasserman alla creazione della Fondazione che porta  il suo nome (FotoSchicchi)

Marino Golinelli, imprenditore e mecenate bolognese: 95 anni di idee dalla nascita e dell’Alfa Wasserman alla creazione della Fondazione che porta il suo nome (FotoSchicchi)

Roma, 1 ottobre 2015 - «A 23 anni ebbi l’idea di fare qualcosa, fondai una società, l’Alfa». Quel giovane modenese laureato in farmacia non si è mai più fermato. Oggi Marino Golinelli, 95 anni suonati (ride, di gusto, inconfondibile tratto emiliano, quando sottolinea la propria età), conserva lo stesso slancio verso il futuro che lo portò a creare dal nulla un’azienda, l’Alfa Wasserman (oggi AlfaSigma), che conta 2.800 dipendenti e un miliardo di fatturato.

Lui, figlio di contadini di San Felice sul Panaro, piccolo paesino nella pianura modenese, è convinto che «chi è nato povero e poi si arricchisce deve restituire alla società parte di quello che ha avuto», una concezione civile e filantropica dell’essere imprenditore che gli è valsa la fama di Bill Gates italiano.

Definizione che gli piace, non poco. E infatti, tiene a sottolineare, la Fondazione che porta il suo nome (e da lui creata 27 anni fa) «è l’unica in Italia in stile anglosassone: privata e filantropica, non un’emanazione dell’azienda e nemmeno sussidiaria rispetto alle istituzioni».

I soldi ce li ha messi di tasca propria, 51 milioni. Con un obiettivo di lungo respiro: «Fare qualcosa di concreto per i giovani, costruire per loro, e con loro, una società sostenibile. Prepararli al futuro che verrà». «Fatti, non parole», scandisce. Tutt’altra cosa, rispetto alla politica politicante delle belle parole. Sorride. «Ci metto altri 30 milioni».

Siamo in un hotel di Roma, Golinelli pesca ogni tanto qualche nocciolina e la sgranocchia di gusto, mentre ricordi e nuovi progetti si intrecciano in un’unica trama: quella del futuro. Sabato a Bologna inaugurerà l’Opificio, la cittadella per la conoscenza che ospiterà le principali attività della Fondazione Golinelli, e scatterà il progetto Opus 2065. Dotazione di 30 milioni e tre obiettivi principali: formazione dei giovani e degli insegnanti secondo un approccio olistico che unisce cultura scientifica e umanistica, un centro di ricerca su campi futuribili del sapere, un fondo per il supporto di nuove attività imprenditoriali.

«I 30 milioni di euro – spiega il presidente – non saranno messi a disposizione sotto forma di donazione diretta, ma attraverso il Trust Opus 2065 i cui guardiani avranno il compito di valutare nel tempo la coerenza delle azioni progettate prima, e realizzate poi, dalla Fondazione, rispetto alla visione e agli obiettivi stabiliti». In due parole «responsabilità e continuità», per perpetrare «anche dopo di me» una visione. Non astratta. Anzi, molto pragmatica.

Perché «cultura significa sviluppo per tutto il Paese». E dunque, i programmi e i corsi della Fondazione (una macchina che investe 2,5 milioni l’anno) partono dall’infanzia, dalla ‘Scuola delle idee’ per bambini dai 18 mesi fino ai 13 anni, fino al ‘Giardino delle imprese’ per aspiranti imprenditori con acceleratori di start up che ricevono finanziamenti (10-15mila euro per le idee migliori). Ma anche progetti per «educare» gli insegnanti, «sul modello di quelli creati negli Usa dal Nobel per la Medicina James Dewey Watson, che conobbi e frequentai», spiega l’imprenditore filantropo ricordando il suo periodo americano.

Già, l’America. Patria del self made man, delle opportunità, della logica che «sbagliando si impara» e magari crei la Apple. L’Italia può essere anche questo. «Come Bill Gates, speriamo di avere anche noi nostri Buffett», rilancia Golinelli. Un guizzo negli occhi. Come dire: questo è il mio impegno, ma l’obiettivo si raggiunge tutti insieme.