Un mosaico di esperienze uniche per conoscere a fondo la biodiversità

Forte l’impronta didattica, tra percorsi formativi e visite guidate

CULTURA Un particolare delle sei giostre didattiche presenti nel parco

CON la facoltà di Agraria dell’Università di Bologna ben visibile al di là del parcheggio, la Fabbrica italiana contadina non poteva non nascere con un forte orientamento verso l’educazione e la conoscenza. Anche per questo il parco è pensato in filiere: per far sì che i tanti elementi che compongono la biodiversità mediterranea possano allinearsi e intrecciarsi tra loro, fino a costruire uno straordinario percorso di conoscenza in grado di cambiare radicalmente la nostra esperienza con il cibo. Esperienza che, una volta tanto, dal palato si estende a tutti e cinque i sensi. Mostrandoci ciò che mangiamo, permettendoci di toccare con mano i vari passaggi della sua produzione, sentire gli odori degli ortaggi e delle materie prime e ascoltare il rumore che fa ogni elemento della natura che ci nutre.

QUESTA l’idea di base, che all’interno del parco si declina in lungo, in largo e in diagonale. Sarà possibile, infatti, grazie alle visite guidate in compagnia di 46 Ambasciatori della biodiversità di Confguide-Ascom, seguire le filiere dal campo al piatto, oppure zoomare all’indietro e gustarsi lo spettacolo della biodiversità nel suo insieme. Ci saranno percorsi specifici su come si fa il pane, come realizzare la birra, come si impasta un tortellino, come si stagiona il Grana Padano e decine di altri temi. E grazie alle aule didattiche e ai percorsi specifici pensati per le scuole, intere classi potranno inserire nel percorso formativo dei propri studenti di ogni ordine e grado un tassello in più dedicato alla cultura dell’alimentazione.

UN PERCORSO utile a comprendere il valore della biodiversità, esplorare le sue filiere e guardare a fondo il cibo, per conoscere ciò che sta al di là di ciò che vediamo e assaggiamo. Lo step successivo è toccare con mano: una serie di corsi - inizialmente ventuno - tenuti direttamente dai maestri dei vari laboratori, per far mettere subito in pratica ai visitatori quanto visto e imparato. Per fugare curiosità sui cibi, ma al tempo stesso apprendere informazioni che torneranno utili nella nostra esperienza quotidiana con il cibo. Da come si rinfresca un lievito madre a come si fa il sorbetto, da come nasce la birra a come lavorare il riso, come si fotografa il cibo e perfino come andare a caccia di tartufi.

VIAGGI didattici buoni per le scuole ma anche per le famiglie, adulti compresi. Sembra strano, ma quanto possiamo dire di conoscere il mondo del cibo? Cosa sappiamo delle varietà di ortaggi, se non la loro forma o il loro colore nelle cassette ordinate di un supermercato. E conosciamo davvero l’alimentazione delle galline, delle mucche, dei maiali? Sapremmo riconoscere i loro movimenti così come conosciamo quelli dei nostri animali domestici?

LA REALTÀ è che troppo spesso, ormai, abbiamo dato per assodata la conoscenza della natura, e troppo poco ci siamo ricordati di tornare in campagna, a sentire che il verso del gallo è ben diverso dal chicchirichì che abbiamo stilizzato nella nostra mente. Ecco allora il senso ultimo di un’esperienza diretta: conoscere davvero ciò che ci alimenta. E imparare a conoscere il cibo usando il cuore, la testa… e soprattutto le mani.