Bologna, 19 ottobre 2016 - Tristezza, malinconia. Di più. Un bel ‘magone’, che è il modo di dire di noi bolognesi quando, davanti a un grande dispiacere, ci viene quel nodo alla gola che riduce il respiro e annebbia la mente. Se n’è andato anche Marino Perani, l’ala destra di quel leggendario Bologna che nel ‘63-64 sconfisse le accuse di doping, battè l’Inter nello spareggio all’Olimpico, si aggiudicò uno scudetto talmente bello, e forse irripetibile, tanto che 53 anni dopo siamo ancora qui a raccontarlo con un velo di lacrime che ci appanna gli occhi. Una squadra che vinse tutto in quella stagione e che ora sta perdendo inevitabilmente la partita con il tempo. Era talmente bello quel Bologna che sembrava un fiore sbocciato e che ora, invece, vede un altro suo petalo staccarsi e involarsi verso il cielo per raggiungere i compagni già scomparsi: Bulgarelli, Furlanis, Haller, Nielsen, Tumburus, Pascutti, assieme all’allenatore Bernardini.
Se n’è andato Perani, padrone incontrastato della fascia destra di quella squadra degli Anni 60, tecnico non fortunatissimo in carriera, opinionista ante-litteram sui giornali prima, in tv dopo. Ma soprattutto un grande amante del calcio in tutte le sue declinazioni. Di Marino Perani si possono raccontare tante storie: dai rinnovi contrattuali ‘complicati’ da giocatore fino al prezzemolo consigliato in dose massicce ai cuochi delle squadre da lui allenate. Resta il fatto che Perani aveva capito in largo anticipo, forse con troppo anticipo, come sarebbe cambiato il calcio nel futuro. Le telenovele dei rinnovi del contratto dei giocatori sono storia dei giorni nostri, l’attenzione alla alimentazione è scienza applicata al pallone non da molto tempo. Commentare e spiegare sui giornali e anche in tv come leggere le partite di calcio è normale oggi per tecnici ed ex glorie dei prati verdi, ma Marino aveva avuto la stessa idea già 30 anni fa.
Ho conosciuto Perani, l’ho visto giocare negli ultimi anni della sua carriera: il suo modo di destreggiarsi in campo sarebbe ancora moderno ora. Scatto, difensore saltato, tiro da fuori, conditi da quella concretezza tipica dei bergamaschi. Bologna perde un altro figliol prodigo, l’ennesima tessera di quel puzzle tricolore che lentamente si sta sgretolando. Adesso Perani farà i suoi dribbling in cielo tra una nuvola e l’altra. Magari anche qualche cross teso per Pascutti o Nielsen. Ciao Marino, non ti dimenticheremo.