Bologna, 5 aprile 2017 - Sta succedendo qualcosa di mai visto prima. Almeno a Pesaro. In meno di trenta giorni, sono stati presentati alla procura della Repubblica 10 esposti da mogli e figlie di capofamiglia musulmani. In un caso, una ragazza di 16 anni si è rivolta al magistrato dicendo di subire violenze e minacce dal padre perché non indossa il velo. Negli altri casi, siamo di fronte a maltrattamenti spesso finiti in lesioni. Due i certificati medici presentati. Per gli inquirenti "siamo di fronte ad una specie di rivoluzione culturale che ha trovato un probabile stimolo se così vogliam chiamarlo dalle notizie di violenze ed efferatezze nei confronti delle donne".
"La paura di subire ulteriori violenze oltre a quelle già viste e sofferte non è più accettata – spiegano gli inquirenti – le donne musulmane, o almeno molte di loro, residenti in questa provincia non intendono rimanere in silenzio come sono state abituate. A maggior ragione le giovani generazioni. Ovviamente gli esposti di per sé non bastano a provare i maltrattamenti in famiglia ma nello stesso momento ci permettono di accertare che cosa sta succedendo in quei nuclei familiari. Stiamo vedendo però in maniera esponenziale che le donne musulmane non accettano più le minacce e le violenze tra le mura di casa da parte del marito in nome della consuetudine o della religione. Reagiscono e noi ne abbiamo avuto una conferma clamorosa con i dieci esposti che ci hanno consegnato in meno di un mese. A quanto ci risulta le firmatarie degli esposti non si conoscono tra loro».
Djamel Zemad, l’iman di Pesaro, avverte: "Attenzione, non si può parlare di maltrattamenti se un uomo litiga con la propra moglie ma ci tengo a dire che la maggioranza dei musulmani immigrati, a Pesaro ce ne sono 500, soprattutto i più giovani, non ha vissuto nei paesi d’origine, non conosce l’arabo e questo li porta ad interpretare i testi sacri in modo distorto. Il Corano non incita ad alzare le mani". Poi aggiunge: "Per noi musulmani la donna è una cosa sacra, come un diamante, da custodire e da non esporre. Ma è una questione di mentalità, non arriviamo alla violenza se la donna non indossa il velo".
A COORDINARE le indagini scaturite dai dieci esposti è il sostituto procuratore di Pesaro Sante Bascucci, il quale non ha chiesto per ora alcun provvedimento cautelare. Vanno accertati meglio i fatti e le presunte violenze denunciate dalle donne. Intanto l’esposto riguardante le dichiarazioni della minorenne che si è sentita costretta ad indossare il velo pena le botte, è stato trasmesso alla procura dei minorenni di Ancona che ha avviato gli accertamenti.
SANNO tutto di questa "evoluzione culturale" sfociata negli esposti, gli operatori del centro antiviolenza della Provincia, i quali nel 2016 hanno raccolto al telefono gli sfoghi e i drammi di 134 donne che denunciavano casi di maltrattamenti. Erano stati poco più di 100 l’anno prima. Ma in quel numero di 134 casi disperati ci sono tutte: donne musulmane, cristiane, atee, italiane e straniere, unite solo dall’aver scelto il comagno sbagliato oppure di essere nate da un padre padrone. Che, a quanto pare, non sono per niente rari.