Bologna, 5 aprile 2017 - Se Fatima darà il proprio consenso, potrà vedere i genitori e le sorelle. Ma sempre in presenza di un assistente sociale. Perché al momento di rientrare in famiglia non se ne parla. Così ha deciso lunedì pomeriggio il Tribunale per i minorenni, convalidando per la 14enne originaria del Bangladesh il provvedimento d’urgenza di collocamento al di fuori del nucleo familiare disposto dalla procura e che aveva chiesto di limitare la loro responsabilità genitoriale. La ragazzina, da venerdì scorso, è affidata a una comunità e, al momento, non è ancora rientrata a scuola per seguire le lezioni.
Il suo allontanamento era stato disposto dopo che la preside della scuola di Fatima (nome di fantasia) aveva raccolto il suo sfogo, denunciandolo ai carabinieri. Il 30 marzo Fatima si era presentata a scuola con la testa rasata dalla madre. In lacrime aveva spiegato prima alla professoressa, poi alla preside che il taglio dei capelli era avvenuto la sera prima, a fronte del suo rifiuto di indossare il velo islamico. In precedenza le era stata tagliata, invece, una ciocca, come avvertimento perché in famiglia si erano accorti dello stratagemma adottato da Fatima per sfuggire all’imposizione, un continuo togli e metti il velo. Dopo la denuncia della preside, la ragazzina ha confermato la versione anche agli asisstenti sociali che l’hanno subito sentita. Diverse e molteplici, invece, le versioni fornite dai familiari: prima una rasatura necessaria per riparare a un taglio maldestro commesso dalla stessa ragazzina, poi l’esigenza di debellare i pidocchi. Ma alla scuola non risulta alcun caso di pediculosi.
Per i genitori, alla procura della Repubblica, è stato già aperto un fascicolo per maltrattamenti e le indagini sono già state avviate. Ieri si sono susseguiti i colloqui degli assistenti sociali con i genitori e le due sorelle maggiori di Fatima (sempre minorenni), propedeutici alla relazione che verrà vagliata dal Tribunale dei minori. Relazione necessaria per inquadrare la situazione di un nucleo familiare che, fino alla settimana scorsa, era sconosciuto agli uffici di Palazzo d’Accursio. Non c’erano segnalazioni fino a quel momento, né richieste d’aiuto.
Eppure alla scuola la situazione di quella famiglia aveva destato preoccupazione da tempo, tanto da arrivare a fissare, in accordo con la psicologa, tre colloqui ai quali si era presentato solo il padre. Ogni valutazione sull’opportunità di collocare fuori dal nucleo familiare anche le due sorelle, adesso, è demandata al Tribunale dei minori. «È una situazione troppo brutta, adesso la mia famiglia è rovinata – ha ribadito anche ieri il padre che non ha ancora visto la figlia –. Il problema del velo non c’è. Mia figlia poteva fare tutto quello che voleva, le davamo i soldi anche per andare al ristorante».
c. d.
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