Bologna, 22 agosto 2021 - I ’cacciatori’ del virus stanno affilando le ’armi’ e rafforzando le fila per far fronte al tracciamento di chi è stato a stretto contatto con una persona risultata positiva al Covid. Numeri destinati ad aumentare dalla prossima settimana, quando il grosso dei vacanzieri farà rientro nel Bolognese.
Direttore, come vi state preparando?
"I casi di contagio, dagli attuali che sono in media un centinaio ogni giorno, dalla prossima settimana potrebbero diventare il doppio e ci sono 48 ore per rintracciare i contatti stretti", risponde Paolo Pandolfi a capo del Dipartimento di Sanità pubblica dell’Ausl di Bologna.
Quindi, come pensate di fare?
"La nostra squadra di tracciatori è composta da 16-18 persone che erano state impiegate nella campagna vaccinale e ora rientreranno nelle loro funzioni, ma si cercheranno altre risorse per far proseguire le vaccinazioni. In più, oltre alle 16-18, ho chiesto altre otto persone, così da avere un team di circa 23 persone che saranno tutte convogliate in un’unica sede a Bologna e non più in due (una era a Casalecchio)".
Chi sono i tracciatori del virus?
"Tutte persone che sono state debitamente formate e soprattutto donne assistenti sociali e infermiere, poi c’è qualche medico".
Ci sono persone che non vogliono ammettere di essere stati a contatto con un malato, quindi non si fanno trovare, non rispondono al telefono per non fare il periodo di isolamento. Come si fa in questo caso?
"Se la persona non risponde dopo almeno cinque chiamate che gli operatori fanno nel giro di 48 ore, vengono chiamate le forze dell’ordine che vanno a cercarla".
Vi sono capitati dei ’latitanti’ della quarantena?
"Da quando è iniziata la pandemia ci sono stati dei casi ma devo dire non moltissimi. I bolognesi sono piuttosto ligi al loro dovere".
Quanti potrebbero essere stati?
"Il numero esatto è difficile da identificare, ma potrebbero essere circa una quarantina in tutto. Anche se devo sottolineare che sono stati tutti rintracciati".
C’è qualche caso particolare?
"Un turista che era a Bologna, è stata scoperta la sua positività quindi posto in isolamento. Ma nella struttura che aveva indicato non c’era: è stato rintracciato a Firenze".
Che cosa rischia una persona che non rispetta il periodo di quarantena?
"C’è una sanzione penale, visto che c’è una precisa disposizione di isolamento. E’ una disposizione di legge che deve essere osservata, altrimenti scatta il penale".
Ci sono state persone denunciate?
"Sì, ma noi questo iter non lo seguiamo più, visto che intervengono le forze dell’ordine. Quindi non ho il numero delle denunce. So comunque che ce ne sono state".
Quali sono le maggiori difficoltà nel tracciare un possibile positivo?
"Ci sono diverse tipologie di atteggiamento che le persone mettono in atto. C’è quella reticente che nega di avere avuto contatti stretti con un malato. Ma la nostra squadra ha non solo la preparazione ma una serie di domande ad hoc alle quali viene sottoposta la persona e con molta delicatezza, si cerca di capire e la verità viene fuori. Ma c’è anche quello che proprio non parla, non risponde a nulla ed è molto netto nel negare. A quel punto cerchiamo di fare una sorveglianza stretta, quindi di chiamarlo spesso, sentire come sta. E se per caso vive in una comunità, procediamo con il tampone a tutti, per essere sicuri".
I giovani come si comportano?
"Ecco, loro sono quelli meno pronti, probabilmente sono i più spaventati e meno esperti. In più non vogliono dare fastidio agli amici. Anche in questo caso l’abilità della persona che li contatta riesce a venirne a capo".
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