Bologna, 14 dicembre 2017 - Accertamenti sulla visita del presidente della Corte d’Appello alla Lamborghini, lo scorso 17 novembre. Li avrebbe disposti il ministro della Giustizia Andrea Orlando, dopo che alcuni parlamentari di Civici e innovatori hanno presentato un’interrogazione al guardasigilli che getta un’ombra – ma anche molte imprecisioni – sulla visita del presidente Giuseppe Colonna al colosso di Sant’Agata, dove tra l’altro perse tragicamente la vita proprio alla guida di uno dei bolidi il suo autista, Vito Rotunno. Nella loro interrogazione i deputati Domenico Menorello, Stefano Dambruoso, Giovanni Monchiero, Roberta Oliaru e Pierpaolo Vargiu, passato a Direzione Italia di Raffaele Fitto hanno chiesto di valutare l’invio degli ispettori sotto le Due Torri, rilevando questioni di opportunità su quella visita.
«Al distretto di Corte d’appello di Bologna – ricordano i deputati – pende una causa penale, in cui è parte Lamborghini quale responsabile civile per fatto dell’imputato riconducibile all’ipotesi di omicidio colposo del signor Andrea Mamè che, alla guida di una Lamborghini Supertrofeo Gallardo LP 570-4, è deceduto a soli 41 anni nel corso del ‘Lamborghini Blancpain Super Trofeo’ organizzato dalla nota casa automobilistica nell’autodromo Paul Ricard a Le Castellet, in Francia». Il primo grado del processo, ricordano «si è concluso con una sentenza di non luogo a procedere ‘perché il fatto non sussiste’, emessa in data 12 luglio 2017 dal tribunale monocratico e impugnata dal procuratore generale. Sempre nel distretto di Corte d’appello, in primo grado, è in corso una seconda causa, in sede civile del valore 10 milioni di euro come da perizia, per accertare e dichiarare la responsabilità di Lamborghini per la morte del signor Mamè». E, proseguono gli ex di Scelta civica, «a soli due giorni dalla data dell’udienza relativa a quest’ultimo giudizio, il presidente della Corte d’appello si recava in visita alla fabbrica e, in quell’occasione, venivano messi a sua disposizione tre modelli della Lamborghini Huracan». Interpellato sull’accaduto il presidente Colonna ha ribadito che del caso Mamè «non sapevo e non ne so nulla. Se il ministro chiederà chiarimenti risponderemo, ovviamente». In ogni caso «come presidente della Corte mi occupo della gestione del distretto, non siedo in collegi giudicanti che possano essere coinvolti in queste vicende». Colonna assicura che «se avessi avuto idea di quell’udienza di cui si dice, avrei valutato bene la situazione». La sua però era «una visita istituzionale a una realtà industriale importante del distretto» e in questo polverone «mi dispiace soprattutto si torni a parlare dell’incidente».
Se del caso Colonna ignorava i contenuti, c’è invece chi la vicenda Mamè l’ha seguita. Come controparte. «Cosa si vuole insinuare con quest’interrogazione, un rapporto non chiaro tra un magistrato stimato e un’azienda eccellenza del Paese – chiede il legale di Lamborghini, l’avvocato Gabriele Bordoni –? Se lo si vuole fare lo si faccia con argomentazioni precise e nelle sedi opportune. Questo gettare ombre è inaccettabile». Il riferimento è all’interrogazione e a una vicenda che ha collezionato pure «un esposto al Garante della concorrenza già dichiarato inammissibile e uno alla Fia». In primo grado l’unico imputato, il direttore di gara, «è stato assolto e Lamborghini esclusa all’esordio da ogni responsabilità civile. Se anche ci sarà un appello, per legge questo non potrà più interessare Lamborghini». Altra cosa è la causa civile «in corso, sempre al tribunale ordinario, nella quale c’è stata un’udienza il 15 novembre e un’altra già programmata il 24 gennaio, senza ancora specificazione della pretesa risarcitoria».