Molinella (Bologna), 14 aprile 2017 - Era già in fuga, con un omicidio sulle spalle – quello del barista di Budrio – e i carabinieri di tutta la regione sulle sue tracce, quando è avvenuto l’impensabile. Una settimana esatta dopo avrebbe ucciso di nuovo, a Portomaggiore, una guardia volontaria. Eppure nel bel mezzo di quei due delitti ha rapinato un cittadino pachistano ad Argenta (Ferrara), brandendo un’ascia. Per soldi, pare. Un ritorno alle origini, a quegli assalti all’arma bianca che per il serbo Norbert Feher, 36 anni, sono stati per anni il pane quotidiano. Prima di premere il grilletto, due volte in otto giorni e freddare senza pietà. La nuova contestazione è arrivata ieri, messa nero su bianco dalla procura di Ferrara che già indaga per Portomaggiore, mentre Bologna procede per l’omicidio di Budrio. Una goccia nel mare, mentre sulle valli tra Marmorta e Campotto calava il sole del quinto giorno di ricerche ancora senza esito.
Oggi si ricomincia, a caccia del russo Igor Vaclavic, 40 anni, che gli accertamenti degli inquirenti hanno definitivamente bollato come un alias. Il pm bolognese Marco Forte chiederà una rogatoria internazionale alla Serbia per ottenere il Dna del loro connazionale, ammesso che sia mai stato raccolto e che il suo paese accetti di collaborare. È un elemento in più, ma chiuderebbe il cerchio dopo che, ieri, il Ris ha già dato l’esito auspicato. Il sangue fuori dal bar a Budrio è lo stesso trovato sul Fiorino su cui è scappato il killer di Portomaggiore. Le impronte sul mezzo, poi, corrispondono a quelle in banca dati per Feher-Vaclavic e per tutti i suoi numerosi alias, ora racchiusi sotto un unico foglio matricolare.
Nelle valli i reparti speciali dell’Arma continuano a battere palmo a palmo canali, casolari abbandonati e non. Ogni elemento repertato viene inviato al Ris per verificare possibili collegamenti con ‘Igor’. Dopo il delitto di Budrio gli inquirenti hanno accertato che il killer ha riposato su una cinghialaia, all’addiaccio, ma potrebbe aver quasi subito rubato il famoso Fiorino ad appena quattro chilometri dal bar. Per questo verranno ispezionate le telecamere, compresi gli autovelox sulle strade. Sul fronte investigativo, però, non si ferma il lavoro sulla rete di persone che lo avrebbero aiutato a permanere nella zona dal 2015 a oggi e, forse, anche dopo il delitto di Budrio. «Una persona che a partire dal 2005 ha commesso una serie di delitti sicuramente ha degli appoggi», ha confermato anche ieri il comandante provinciale dell’Arma di Bologna, Valerio Giardina.
Da giorni gli inquirenti stanno sentendo i contatti e i conoscenti di Norbert-Igor. Come gli ex compagni di cella, poi la madre di uno dei membri della banda Pajdek che uccise Pierluigi Tartari, la badante slovacca che lavorava per il vicino di casa. Ma i contatti sono arrivati fino ai parenti in Serbia. Battuta anche un’abitazione a Berra che, ai tempi dell’attività della banda, custodiva le armi in uso al gruppo, ma senza esito. Al vaglio anche la pista del fucile con il quale è stata commessa la rapina al vigilante di Consandolo (Argenta) del 29 marzo, a cui fu rubata la Smith&Wesson calibro 9 di color argento. Il fucile potrebbe essere appartenuto a Tartari – al pensionato ferrarese ucciso dalla banda Pajdek a cui furono rubati pure due fucili – o all’argentano che un mese fa scoprì il furto della collezione di fucili dalla sua abitazione. Non una novità per il serbo, visto che nel 2007 le rapine con arco e frecce furono commesse con una balestra rubata proprio a Marco Ravaglia, la guardia scampata al massacro di Portomaggiore. L’arma gli fu sottratta da un capanno che condivideva con amici.