Bologna, 16 dicembre 2016 - Quindici litri di decotto, in arrivo direttamente dal Brasile. E non si tratta di un rimedio miracoloso per dimagrire o curare l’insonnia. Quando i militari della Guardia di finanza hanno fermato l’altra notte all’aeroporto Marconi un ragazzo italiano, appena rientrato dopo una vacanza in Brasile, avevano qualche sospetto. Ma non pensavano di trovare dentro la valigia del passeggero 15 litri (circa 17 chili) di ‘ayahuasca’, più conosciuta in Italia come ‘droga dello sciamano’.
La sostanza scura, ottenuta dall’infusione di tre piante allucinogene, era contenuta in alcuni sacchetti di plastica ed è stata sequestrata, per essere analizzata. Il ragazzo si è giustificato con i finanzieri dicendo di far parte di una setta religiosa, che utilizzava lo speciale ‘decotto’ per i propri rituali. La confessione di fede non è bastata, però, a evitargli le manette. Si tratta del primo sequestro di questo tipo di sostanza in città: il nome ayahuasca, in lingua quechua, significa ‘liana degli spiriti dei morti’ e il decotto dà effetti allucinogeni che possono durare anche diverse ore. L’utilizzo della droga dello sciamano è diffuso soprattutto tra Perù, Colombia, Ecuador, Brasile, Bolivia e Venezuela, caratteristico delle diverse forme di sciamanismo amazzonico di quelle zone.
Negli anni ’90, l’infuso, che viene consumato nei rituali legati al culto neosciamanico e sincretico del santo brasiliano Daime, è uscito dai confini dell’Amazzonia, ricavandosi una nicchia di notorietà anche in Italia.
Il problema dello speciale decotto è che contiene in valori elevatissimi il principio attivo della dimetiltriptamina (Dmt), un alcaloide classificato in Italia nelle tabelle delle sostanze stupefacenti, che provoca in chi ne fa uso visioni e allucinazioni, perdita di autocontrollo e mutamenti sensoriali e percettivi. Immessi sul mercato, i 15 litri avrebbero potuto fruttare mezzo milione di euro.