Bologna, 30 maggio 2014 - La notizia rivelata dal Carlino dell’epidemia di morbillo (cento casi a Bologna in poche settimane, solo 41 nel mese di aprile, colpiti una setantina di persone tra i 25 e i 44 anni), rilancia molte domande sul tema delle vaccinazioni e delle malattie infettive. Maria Paola Landini dirige l’unità di Microbiologia del policlinico Sant’Orsola-Malpighi e sta conducendo le analisi del caso.

Professoressa, di che virus si tratta?
«Il virus del morbillo appartiene ad una grande famiglia di virus a trasmissione respiratoria: i Paramixovirus. E’ uno dei virus più contagiosi che conosciamo, è diffuso in tutto il mondo ed è specifico della specie umana in cui colpisce prevalentemente i bambini tra 1 e 3 anni. Dopo il contagio il virus si replica nelle prime vie aeree ed infatti i primi sintomi del morbillo sono proprio sintomi simili a quelli di un raffreddore (rinorrea, congiuntivite, tosse secca). Il virus poi raggiunge il circolo, diffonde per via ematica ed inizia la febbre alta; arrivato ai capillari, si diffonde nelle zone di cute attorno ad essi. Compare, quindi l’ eruzione cutanea caratteristica (esantema) che dura vari giorni».

Come si fa la diagnosi?
«Di solito la diagnosi è clinica e la conferma si ottiene con indagini microbiologiche mirate a identificare la presenza di anticorpi specifici (IgM) nel siero del paziente, dopo 3 o 4 giorni dall inizio dell’esantema. E’ possibile anche isolare il virus in laboratorio e caratterizzarlo dal punto di vista genetico».

Perché questo aumento dei casi?
«Nonostante vi sia un vaccino a disposizione, il morbillo resta, a livello globale, una delle principali cause di morte nei bambini in età prescolare ma anche adulti non vaccinati. Basta ricordare che a febbraio di quest’ anno su una nave italiana in crociera nel mediterraneo una epidemia di morbillo colpì 33 persone, metà delle quali ebbero bisogno di ricovero in Ospedale e molti altri passeggeri furono messi in isolamento».

E come finì?
«Le verifiche fatte indicarono che solamente due delle persone coinvolte erano state vaccinate con una o due dosi. In Europa nel corso del 2013 si sono registrati oltre 10.000 casi di morbillo con tre decessi e otto encefaliti. Si teme che quest’ anno i casi saranno molti di più. In Italia sono stati colpiti soprattutto i giovani adulti che, nel 90% dei casi, non erano stati vaccinati».

Qual è quindi la soluzione?
«Il vaccino del morbillo appartiene ai vaccini contenenti virus vivo ma reso incapace di causare patologia. In Italia non è obbligatorio, tranne per le reclute, ma viene raccomandato fortemente dalle autorità sanitarie. Il vaccino esiste sotto forma di un complesso vaccinale contro il morbillo, la parotite e la rosolia (Mpr) e sono necessarie due dosi a 1 e 5 anni con un eventuale richiamo ai 12 anni. Vista la situazione contingente è ancora più forte la raccomandazione dell’ Organizzazione mondiale della Sanità, del nostro Ministero e della nostra Regione di sottoporre i bambini alla vaccinazione, ma anche gli adulti se non vaccinati in precedenza».

red. cro.