Bologna, 20 dicembre 2013 - «Ho sentito l’auto arrivare dietro di me. Ho afferrato mia moglie, le ho stretto la mano e ho tentato di scappare, ma ci siamo separati quando sono caduto a terra. Qualche istante dopo ho visto mia moglie distesa sul lungomare gravemente ferita». Christian Casadei, architetto di Cesena e marito di Alice Gruppioni (foto), racconta i terribili momenti vissuti lungo la spiaggia di Venice Beach lo scorso 4 agosto quando un’auto pirata, guidata da Nathan Louis Campbell, è piombata sulla passerella pedonale uccidendo la sua Alice, bolognese di 32 anni. Alice e Christian erano in viaggio di nozze. La trentaduenne era figlia di Valerio Gruppioni, presidente dell’azienda Sira Group di Pianoro, in provincia di Bologna, ed ex vice presidente del Bologna. A Los Angeles prosegue l’udienza preliminare a carico di Campbell, 38 anni, accusato dell’omicidio della trentaduenne bolognese.
Il giudice sta cercando di ricostruire il contesto in cui è maturato l’incidente che ha trasformato in tragedia un tranquillo pomeriggio d’estate sul lungomare di Los Angeles tra ambulanti, musica e turisti. In aula sono stati sentiti diversi testimoni tra cui otto agenti di polizia e il racconto fatto dal marito di Alice al detective della polizia Robert Riske dopo l’incidente. Alice è morta a seguido del trauma alla testa e al collo, e delle fratture al cranio provocate dall’impatto. I soccorsi sono stati inutili. Altre sedici persone sono rimaste ferite.
SUBITO DOPO l’incidente, Campbell ha parcheggiato la sua auto in una strada di Santa Monica, non lontano dal luogo della tragedia. Da lì si è diretto a una stazione di polizia, dove si è costituito e ha raccontato agli ufficiali che aveva bevuto vodka subito dopo l’incidente. «Si poteva sentire l’odore di alcol provenire dal suo respiro», ha detto in aula il sergente di polizia Benjamin Zucker. Campbell, sottoposto all’alcol test, aveva il doppio del tasso consentito dalla legge. «Quando si è arreso alle autorità puzzava di alcol», ha riferito un altro poliziotto.
LA MAGGIOR parte dei testimoni ha detto di non aver visto il conducente della vettura, ma uno di loro ha riconosciuto Campbell e ai giudici ha raccontato di averlo visto sorridere. «Ho visto che non aveva alcun rimorso — ha riferito —, sorrideva». Campbell era stato licenziato un paio di mesi prima e da quel momento avrebbe iniziato ad abusare di alcol e droghe. L’udienza è stata rinviata al due gennaio.
di Emanuela Astolfi
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